Omicidio di Matteo Mendola, la Procura Generale chiede l’ergastolo per Giuseppe Cauchi
Torna davanti alla corte d'Appello il processo per l'omicidio del giovane residente a Busto Arsizio. Dopo l'assoluzione in primo grado la Procura Generale è tornata a chiedere la condanna dell'imprenditore gelese

La procura generale della Corte di Assise di Appello di Torino ha chiesto l’ergastolo nei confronti di Giuseppe Cauchi, imprenditore di origini gelesi di 54 anni, da molti anni residente a Busto Arsizio, assolto in primo grado per l’omicidio di Matteo Mendola (anch’egli gelese trapiantato a Busto) nei boschi di Varallo Pombia il 4 aprile del 2017.
Secondo l’accusa Cauchi sarebbe il mandante del delitto – il cui movente secondo gli inquirenti potrebbe essere ricercato in una questione di debiti – che però si proclama innocente e nel 2019, al termine del processo di primo grado, è stato assolto.
Il pg Carlo Maria Pellicano, che in aula ha sostenuto l’accusa insieme al collega Mario Andrigo, ha insistito sulla credibilità di un personaggio chiave, Antonio Lembo, 31 anni, di Busto Arsizio, già condannato a 30 anni in appello nel corso di un procedimento separato come esecutore materiale su mandato di Cauchi, come lui stesso ha affermato nella sua testimonianza. Definitiva la condanna dell’altro esecutore, Angelo Mancini.
Il magistrato ha detto che Mendola fu attirato nei boschi con il protesto di compiere un furto e quindi ucciso “con modalità barbare” che “ricordano una scena macabra della serie tv Fargo”.
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