Il Consiglio Comunale di Busto Arsizio a sostegno della protesta delle donne in Iran
In aula sono stati pronunciati anche alcuni versi della poetessa Forugh Farrokhzad, nata a Teheran nel 1935. La sua produzione poetica fu un grande scandalo
Anche il consiglio comunale di Busto Arsizio esprime sostegno unanime alle donne iraniane che vedono soffocati i propri diritti e le proprie libertà. Un’iniziativa della presidente Laura Rogora, che ha invitato i consiglieri a far sentire anche da Busto la vicinanza a chi lotta per una società più democratica, condannando fortemente ogni forma di violenza e di discriminazione.
Un invito raccolto soprattutto dalle consigliere con gli interventi di Isabella Tovaglieri, Valentina Verga, Chiara Colombo e Claudia Cozzi che hanno espresso la loro solidarietà a Masha Amini e a tutte le donne messe a tacere in Iran e in tutti i paesi che non riconoscono a cittadine e cittadini i diritti fondamentali. Un’unica voce di condanna e solidarietà che, pur con diverse sfumature, si è aggiunta alle tante voci che in tutto il mondo si moltiplicano ogni giorno.
La riflessione ha offerto alle consigliere lo spunto per uno sguardo sulla situazione del nostro Paese: negli interventi è stata sottolineata anche la necessità di un’integrazione efficace ed effettiva, che non tradisca i sogni e le speranze delle donne fuggite in Occidente per vivere libere da ogni sottomissione, e che salvaguardi la nostra cultura e i nostri valori dal pericolo dell’islamizzazione, attraverso misure strutturali che il Governo dovrà mettere in campo.
Sottolineata fortemente anche la necessità che la battaglia contro la violenza di genere debba essere combattuta anche nella nostra realtà quotidiana e non solo all’insegna del politicamente corretto sui social. Vita e libertà le parole che più sono risuonate in aula, a richiamare lo slogan Donne, vita, libertà, coniato dal movimento di liberazione delle donne curde, il risultato di decenni di attività di quelle donne in una delle regioni economicamente più svantaggiate dell’Iran. Uno slogan che deve appartenere a tutti.
In aula sono stati pronunciati anche alcuni versi della poetessa Forugh Farrokhzad, nata a Teheran nel 1935. La sua produzione poetica fu un grande scandalo: per la prima volta una donna islamica esprimeva le proprie emozioni intime con versi espliciti e immediati. Giudicata peccatrice e immorale, subì la critica più aspra e offensiva dalla cultura integralista bigotta e tradizionalista: fu denominata ben presto la poetessa del peccato.
Questo il testo:
“Saluterò di nuovo il sole, e il torrente che mi scorreva nel petto, e saluterò le nuvole dei miei lunghi pensieri e la crescita dolorosa dei pioppi in giardino che con me hanno percorso le secche stagioni. Saluterò gli stormi di corvi che a sera mi portavano in offerta
l’odore dei campi notturni. Saluterò mia madre, che viveva in uno specchio e aveva il volto della mia vecchiaia. E saluterò la terra, il suo desiderio ardente di ripetermi e riempire di semi verdi il suo ventre infiammato, sì, la saluterò, la saluterò di nuovo.
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