Greppi ad Azzate: “Coi fascisti non si parla, coi ragazzi che credono di essere fascisti sì”
Sala consiliare gremita per l'incontro organizzato dall'Anpi con lo storico, autore del libro “L’antifascismo non serve più a niente”
«Coi fascisti adulti non si parla, con gli under 18 che credono di essere fascisti sì». È così che secondo lo storico Carlo Greppi, ospite mercoledì 27 ottobre di un incontro organizzato dall’Anpi ad Azzate, che si promuove, sostiene, diffonde l’antifascismo.
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Sala consiliare piena di persone attente e fuori, come sempre, ampio schieramento di forze dell’ordine. Carlo Greppi ha parlato per oltre un’ora di fascismo, partigiani, del difficile compito di andare fare divulgazione nelle scuole e coinvolgere i ragazzi che sempre più spesso “si nutrono” di brandelli di informazioni, magari pescati sui social. «E così – ha detto Greppi – ti trovi davanti un ragazzino che legge dal cellulare tutte le cose buone che ha fatto il fascismo, pensando di sfidarti. Fino ad arrivare a quello che viene ben raccontato nel libro “Abusi di memoria” di Valentina Pisanty: la negazione e la banalizzazione della Shoah.
Ecco perché, fare divulgazione, raccontare la storia, in tutti i suoi aspetti, anche quelli che riguardano le uccisioni compiute dai partigiani durante la guerra, è il modo migliore per tenere vivo l’antifascismo»
«Chiamare le cose con il loro nome. La radicalità, intesa come mantenere il valore del giusto, senza compromessi. Continua a vivere e ad essere necessario per questi motivi l’antifascismo, evitando di farci affogare nei linguaggi paludati ed allusivi che rafforzano i fascisti – dice Vittore Brunazzo, presidente di Anpi Azzate– . Già perché loro- i fascisti- il modo in cui la pensano, mica lo nascondono più di tanto.
Il nesso causale esposto da Carlo Greppi funziona come un orologio svizzero: più l’antifascismo annacqua la propria fermezza e chiarezza sui valori fondanti e vivi, più perde gradazione negli stessi. In fondo, basta ripartire dalla Costituzione: i fascisti non sono un interlocutore accettabile della vita politica e sociale del nostro Paese; è tutto qui.
Abbiamo un vantaggio notevole, noi antifascisti: sappiamo ammettere e correggere i nostri errori. Troviamo forza in questo: se una casa ha le finestre spalancate, ciascuno può vedere quanto di bello ci abita. Serve coraggio».
Davvero “L’antifascismo non serve più a niente?” Ad Azzate una serata con Carlo Greppi
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