“I medici di famiglia sono il baluardo territoriale della sanità ma una politica sciagurata ha sguarnito i presidi”
Il dottor Guardascione da oltre 30 anni è medico a Solbiate Olona. Ora ha preso in carico altri 500 pazienti di Fagnano. Racconta com'è il suo lavoro e quali siano le prospettive future
La sua giornata inizia alle 7.15 in ambulatorio, per sistemare la parte burocratica, così alle 8.00 è operativo per cominciare la sua attività di medico di medicina generale. Il dottor Carlo Guardascione è uno dei medici di Solbiate Olona che si è fatto carico di una parte di assistiti di Fagnano rimasti senza curante: « Me ne hanno assegnati 500 così oggi ho 2000 pazienti in totale. Faccio il medico da oltre 30 anni a Solbiate e conosco ogni mio paziente, la sua storia, la famiglia. Ora dovrò studiare le cartelle dei nuovi assistiti: questo è un lavoro di dialogo e confronto. Non si risolve dietro una scrivania a scrivere ricette. Serve conoscenza, empatia, ascolto. E per ogni colloquio occorre tempo. Poi viene tutta la parte burocratica».
Il dottor Guardascione è all’interno della medicina di gruppo: insieme a tre colleghi condividono le spese per avere una segreteria che svolga parzialmente la parte amministrativa: « Riceviamo un contributo da Regione per queste spese organizzative. Ma tutto il resto rientra nel compenso stabilito dal contratto: siamo liberi professionisti e ci dobbiamo dotare di tutti gli strumenti necessari, a cominciare dalla sede. La nostra medicina di gruppo è all’interno di uno stabile di proprietà del Comune che ce lo dà in affitto a un prezzo calmierato. Ma tutti costi vivi sono nostri».
Quanto è accaduto a Fagnano Olona è solo l’ultimo esempio di un disastro annunciato: « Si sapeva da almeno 5 anni che sarebbero andati in pensione i 4 medici ma non si è fatto nulla per evitare di lasciare sguarnito il territorio. D’altra parte, questi errori che scontiamo oggi risalgono a scelte errate di 15/20 anni fa, quando non si pensò alla programmazione. Una miopia sciagurata che oggi paghiamo con questi problemi; lo scorso anno a fronte di 10.000 medici andati in pensione, ne sono entrati 3000».
Il dottor Guardascione lavora almeno 40 ore alla settimana: « Senza contare le visite a domicilio o quelle che sto facendo ora per vaccinare i miei pazienti fragili o allettati. Spesso non si conosce fino in fondo l’impegno di un medico di medicina generale e, soprattutto, il valore del suo lavoro sotto il profilo della prevenzione. Io, per esempio, oggi sto vaccinando i miei assistiti con l’antinfluenzale: sono circa 450. Se anche solo 10 di questi evitano, grazie al vaccino, la polmonite e il ricovero in ospedale, sapete che io ho fatto risparmiare 20.000 euro al sistema sanitario? Nel mio ambulatorio faccio prevenzione, faccio counselling ».
Dopo 30 anni sul territorio il medico di Solbiate Olona è un po’ scettico sull’efficacia delle Case della Comunità così come annunciate: « Qualcuno mi dovrà spiegare come facciamo, dovendo seguire tra i 1500 e i 2000 assistiti in ambulatorio, a trovare il tempo di andare nelle case della comunità. E come potremmo garantire quel rapporto fiduciario su cui si basa il nostro lavoro. Io credo che sia stiano creando delle belle scatole vuote: per essere davvero funzionali, andrebbero riempite con servizi specialistici per alleggerire le liste d’attesa negli ospedali. Così avrebbe un senso, portare sul territorio i servizi ospedalieri».
Al momento, il medico non vede una soluzione pronta al grave problema degli ambiti carenti: « Secondo me dovrebbero coinvolgere i medici in formazione già durante il percorso, affidando loro un ambito da curare e far crescere. I contratti a tempo determinato sono un rischio perchè non permettono di stringere quel rapporto di fiducia fondamentale tra medico e paziente. Io sono convinto che se si riuscisse a strutturare meglio la medicina di base, realizzando delle cooperative e dei gruppi, potremmo essere il baluardo territoriale della sanità ».
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