Telelavoro dei frontalieri: “Urge un accordo amichevole tra Italia e Svizzera”

Secondo una recente interpretazione delle norme: "Dal 1° febbraio 2023 se un frontaliere residente nei Comuni di confine farà anche un solo giorno intero di telelavoro diventerà tassabile in Italia su tutto il proprio reddito" . La posizione del sindacato Ocst

Frontalieri

La definizione delle regole sulla tassazione del lavoro in smartworking per i frontalieri restano all’ordine del giorno per i sindacati. Dopo la presa di posizione di Cgil, Cisl e Uil che hanno chiesto al Governo un intervento urgente sulla questione, anche il sindacato svizzero Ocst esprime preoccupazione.

“Rispondendo ad un apposito interpello, l’Agenzia delle Entrate ha emesso ieri un parere spietato che accende la rabbia (e l’incredulità) delle parti sociali, delle aziende e soprattutto dei lavoratori – spiega il responsabile dell’Ufficio frontalieri Ocst, Andrea Puglia – L’interpretazione espressa dall’erario italiano è netta: dal 1° febbraio 2023 se un frontaliere residente nei Comuni di confine farà anche un solo giorno intero di telelavoro diventerà tassabile in Italia su tutto il proprio reddito. L’interpretazione fornita dall’Agenzia delle Entrate si basa sul principio della violazione del “rientro giornaliero”. Questo elemento è infatti da sempre una condizione necessaria per poter beneficiare della tassazione esclusiva del reddito da lavoro in Svizzera in base a quanto previsto dall’accordo sulla tassazione dei frontalieri del 1974″.

“L’Agenzia di fatto ora interpreta questo criterio alla lettera (con un formalismo che distrugge ogni buonsenso) – prosegue Puglia -. Secondo l’erario con il telelavoro di fatto il frontaliere interrompe questo meccanismo e questo lo porrebbe fuori dal dettato dell’Accordo del 1974, facendolo rientrare nella più generale Convenzione contro le doppie imposizioni”.

L’Ufficio frontalieri del sindacato OCST ha preso contatto con il Governo italiano affinché si negozi al più presto un nuovo Accordo amichevole con la Svizzera che permetta ai frontalieri di effettuare una parte del proprio lavoro da casa senza avere implicazioni fiscali. “Alla luce di questi fatti, fino a quando non si arriverà ad un nuovo Accordo amichevole, il telelavoro resterà una scelta sconsigliata per i frontalieri dei Comuni di confine. Il sindacato è cosciente che si tratta di un tema prioritario per i lavoratori e le aziende. Per questa ragione impiegherà tutte le proprie forze per farsi da facilitatore nel dialogo tra i due Stati”.

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Pubblicato il 27 Gennaio 2023
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  1. Avatar
    Scritto da Viacolvento

    Terminata l’emergenza covid, mi sembra che dare vantaggi fiscali a chi lavora per una ditta con sede in Svizzera stando a casa in Italia sia un privilegio rispetto a chi lavora da casa per una ditta con sede in Italia.

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