Il Natale della baraccopoli
Visto da fratel Lucio, missionario laico del Pime di Busto Arsizio in terra bengalese
Fratel Lucio Beninati è missionario laico del Pime in Bangladesh. Già in altre occasioni Varesenews aveva raccontato di sue esperienze passate, ad esempio in Brasile, e pubblicato le sue lettere natalizie. Senza ulteriori commenti riportiamo la sua e-mail da Dacca, dove opera nelle baraccopoli insieme ad operatori sociali locali, condividendo la vita degli innumerevoli poveri della capitale del Paese asiatico.
Mie carissime Amiche, miei carissimi Amici
mentre sono qui accovacciato sulla stuoia della mia catapecchia tentando di lasciarmi dondolare, riposare, avvolgere dai lunghi silenzi del mio Signore, il Dio della mia vita, dal mio cuore sale un grido di gratitudine. Oggi è stata una giornata interamente spesa sulla strada circondato dalle premure di tanti bimbi che proprio attraverso il gioco, l’alfabetizzazione e le cure mediche cerchiamo di servire ed aiutare.
È stato bello a Kawron Bazar (il mercato ortofrutticolo di Dhaka): i bambini al vedere noi volontari ci sono venuti incontro correndo e saltando, per la gioia del momento; ci aspettano sempre ansiosamente, festanti!!! Qui in Bangladesh, il Paese dell’accoglienza, loro, i piccoli, ci insegnano ad accogliere, mi insegnano come accogliere il bimbo Gesù che viene ogni giorno!
La sera prima di dormire, dopo aver chiuso la porta mi accovaccio qui sulla stuoia e mi fermo a riflettere e, oggi, tra i mille confusi pensieri, mi venite in mente voi, i vostri volti, le vostre parole, la vita di ciascuno. Vi sento vicinissimi come se foste qua con me, accolti anche voi tra le sgangherate, disordinate, tappezzate quattro pareti di questa mia baracca… Scusate, sento un po’ di vergogna nel farvi entrare, è proprio conciata male, ma da dopo l’alluvione dello scorso luglio poco ho fatto per
ripararla e migliorarla; a parte il tetto e il pavimento la cui struttura di bambù ormai traballa in più parti, le pareti sono proprio pietose! Il mio padrone di casa, rimediando qua e la’ pezzi di materiale, ha fatto un bel collage: pezzi di lamiera alternata a pezzi di bambù e di cartone (dove vi si trovano a loro agio topi e scarafaggi), comunque nella loro confusione queste pareti rivelano un tocco di arte… astratta.
Per i vicini di casa la mia presenza in baraccopoli, dove hindu e musulmani vivono accanto, è un nota di amicizia, allegria e dialogo con tutti… e`celebrazione di fiducioso abbandono! Poi, da quando un giornale nazionale ha pubblicato circa il nostro operato, siamo stati presi di mira da giornalisti e TV reporters che non cessano d’importunarci a tutte le ore; loro trovano sensazionale l’idea che un bianco italiano viva in una baraccopoli e lavori in strada insieme a volontari locali, per servire i bambini, fianco a fianco con i più emarginati della società!
Questa nostra notorietà, oltre alle seccature e qualche importuno in strada mentre lavoriamo, ha anche delle note positive: ci permette di far conoscere, di rendere pubblica la vita dei più poveri e stimola generosita’; quando mi rivolgo per un aiuto in ospedali, ostelli, scuole o edifici pubblici assieme ai ragazzi di strada ora trovo molta più gente che si mette a disposizione per darci una mano.
Crediamo che coinvolgendo al massimo le strutture locali e le persone comuni stiamo aiutando loro ad apprendere, sperimentare la gioia della Solidarietà con i piu’ poveri, far scoprire l’Arte del dare (così la definisce Chiara Lubich fondatrice dei Focolarini), la bellezza di donare gratuitamente anche qui, in un Paese povero come il Bangladesh.
Benche’ questo nostro quotidiano annunzio in strada, in alcuni, al di là dell’umana curiosita’, non produca che indifferenza (pure qui il consumismo fa le sue vittime…, benché non sia così bombardante e devastatore di coscienze come in Italia), altri, invece, si sentono attratti da questa nostra testimonianza, ci credono, aderiscono e decidono di diventare nostri volontari, di scendere in strada nei tuguri e servire assieme a noi questi bambini così abbandonati, così traditi dalla vita. In questo modo è
sorto il Gruppo di educatori di strada -circa 80- che si sono lasciati interpellare e cercano di fare la propria parte… non è stato vano il grido di sofferenza di denunzia che questi bimbi fanno al Mondo, alla nostra società, la quale partecipa a generare i bimbi di strada. Sono fiero di essere qui con loro in Bangladesh in questo preciso momento storico, tra questi uomini e donne di varie età e status sociale, che per amore si rimboccano le maniche; è il Mondo nuovo in piccoli semi, un altro Bangladesh è
possibile!!!!
Possa la nostra cara, vecchia Italia risorgere, rinnovarsi e lasciarsi stimolare al bene che ci viene insegnato da tutti i piccoli, dal Bimbo nella mangiatoia (altro che G-8). Possa l’appello a cercare la gioia nelle cose semplici di cui anche il nostro Francesco, il poverello d’Assisi, ci diceva, spronandoci a percorrere i luminosissimi sentieri che conducono all’altro, alla fraternità, alla solidarietà. Essa, la solidarietà, ci porta a condividere i beni che ci sono stati affidati, a vivere in semplicità, a fare giustizia. Divenendo persone solidali scopriremo un rapporto più armonioso con il creato, con le creature, con il Creatore e valorizzeremo, apprezzeremo, goderemo veramente di ciò che abbiamo. L’abbondanza rende ciechi, indurisce i cuori, crea indifferenza, toglie la gioia della conquista, ci "cosifica"!
Auguri per il nuovo anno appena iniziato, che sia un anno ricco di vita in letizia, in semplicita’ e solidarietà. Vi lascio con le parole di Madre Teresa di Calcutta che ha tanto saputo accogliere i piccoli; lei ci indica un cammino al di la’ di tutte le regole economiche: “Più abbiamo meno diamo, meno abbiamo più possiamo dare”.
La Madre di Gesu’ vi riempia della sua tenerezza!
Vostro fratello Lucio
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