Sapori e storie in 50 metri: i detenuti si raccontano
Una bella iniziativa del carcere di Busto Arsizio: un concorso letterario interno per narrare cibi e tradizioni lontane. A sostenere economicamente il concorso la senatrice Bignami
" ‘A tavula steva già apparicchiata ‘ppe ‘a festa e già stevano ‘e compagni miej, muglierema cu ‘e cinque figli miej, ‘ neputelli miej. Solo nu posto era libbero…era ‘o posto mio". (Pasquale)
C’è tanto delle vita di una persona detenuta in queste poche righe che raccontano un’atmosfera natalizia solo sognata. La lontananza, l’assenza che pesa non solo per chi è lontano ma anche per la famiglia, l’attesa di tornare. Questa è solo una frase di uno dei tanti racconti scritti dai detenuti del carcere di Busto Arsizio che hanno deciso di partecipare al concorso letterario interno "Un sapore, una storia". Un’iniziativa che si è realizzata grazie alla volontà i tanti mondi diversi: le persone detenute che lo hanno proposto, l’istituzione con il direttore e l’area educativa, il comandante e gli agenti di polizia penitenziaria, gli operatori, i volontari e le associazioni che garantiscono un ponte fra dentro e fuori, gli insegnanti, il mondo religioso con il cappellano e la suora. Tutto con il supporto fondamentale della senatrice bustocca Laura Bignami che ha sostenuto anche economicamente il progetto.
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Dai racconti e dai ricordi è nato anche un calendario per il 2015: foto e testi legati al tema "Un sapore, una storia: i sapori sono le nostre radici e racchiudono storie fatte di tradizioni, sentimenti ed emozioni che ci accompagnano ovunque siamo".
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