Emozione, impegno e umiltà: la vigilia olimpica di Ludovico Edalli
Il 22enne di Busto sarà l'unico azzurro a Rio nella ginnastica: «Sento la pressione, ma sono fiero e felice: fantastico essere ai Giochi»
Il peso di essere l’unico azzurro (al maschile) presente a Rio, la passione di disputare una gara sognata fin da bambino, l’umiltà di conoscere i propri limiti e quelli dei rivali, l’orgoglio di aver ricevuto gli incoraggiamenti dei colleghi che hanno fatto grande la ginnastica azzurra negli ultimi anni. C’è tutto questo nella vigilia olimpica di Ludovico Edalli, 23 anni ancora da compiere, nato e cresciuto a Busto Arsizio che tra pochi giorni prenderà l’aereo che lo porterà per la prima volta nel mondo a cinque cerchi.
Per prepararsi al meglio “Liudo” Edalli – che è tesserato per l’Aeronautica Militare e gareggia per la Pro Patria – sta continuando a lavorare a Seveso dove è approdato pochi mesi fa e ha trovato un ambiente che gli “ha dato una scossa”, come racconta lui stesso a VareseNews.
Ludovico, come ci si sente a essere l’unico ginnasta del settore maschile presente a Rio?
«Sotto pressione e con una grande responsabilità, inutile negarlo. Da quando sono stato selezionato come unico azzurro, gli occhi su di me si sono moltiplicati. Lo si avverte spesso: aumentano le raccomandazioni, le attenzioni da parte dei vertici federali ma anche gli incoraggiamenti».
Lei in un certo senso ha avuto un battesimo olimpico: nel 2010 vinse il bronzo alle “Olimpiadi giovanili”.
«Vero, ma a Rio sarà una cosa del tutto diversa sia dal punto di vista delle emozioni sia da quello sportivo. Là eravamo tutti juniores e con un solo partecipante per ogni Paese: la medaglia nelle parallele fu bellissima ma in Brasile ci sarà il meglio della ginnastica, tutta un’altra storia».
Il Brasile, appunto: cosa chiede alla sua gara olimpica?
«Sono sincero: l’unico obiettivo possibile è quello di entrare nella finale a 24 del concorso generale, e già per me sarebbe una cosa straordinaria. Significherebbe disputare la gara più importante con tutti i grandi interpreti della ginnastica mondiale: sarebbe una soddisfazione personale incredibile. Penso invece che serva un miracolo per entrare in una finale (a 8) dei singoli attrezzi. Parallele e sbarra restano i miei preferiti, ma dopo diciott’anni che faccio questo sport so valutare le mie possibilità e la qualità degli avversari».
Dal punto di vista sportivo in che condizioni arriva a Rio?
«Mi sento molto ben preparato, pronto a dare il meglio. Da inizio anno mi alleno a Seveso con lo staff formato da Paolo Siviero, Paolo Quarto e Matteo Artina e sono convinto che cambiare palestra mi abbia fatto bene. Mi abbia dato una sveglia, visto che mi stavo un po’ “sedendo”. Ora sono pronto e con la giusta dose di grinta».
Come si sta allenando in questo momento?
«Incomincio alle 8,30 e in media mi alleno tra le 5 e le 6 ore e mezzo. Al mattino facciamo lavoro più fisico e mirato anche alla prevenzione degli infortuni, pomeriggio invece si “carica” provando gli esercizi in modo molto intenso».
E invece, a emozioni, come siamo messi?
«Forse sto capendo soltanto ora che tra pochi giorni partirò per le Olimpiadi: la cosa più figa che potesse capitare nella mia vita. Sono strafelice e molto fiero, perché i Giochi sono un sogno che ho fin da quando ero bambino. Peccato soltanto di non poter condividere l’esperienza con i miei compagni di squadra. Molti di loro però mi hanno scritto e continuano a incoraggiarmi».
Ci racconti come mai non ci sono altri azzurri qualificati.
«Abbiamo fallito i Mondiali di Glasgow dove siamo andati molto male: era il primo step di qualificazione come team e non siamo entrati nelle prime 16. Per fortuna c’è stato il test event di Rio in cui l’Italia poteva schierare due atleti e ottenere un pass individuale: a comunicarmi che sarei andato io alle Olimpiadi è stato Matteo Morandi che era in ballottaggio con me ed è un grande amico. Quando me l’ha detto è stato come ricevere una badilata in faccia. Ma con la felicità al posto del dolore».
Eppure l’Italia negli ultimi 20-25 anni ha ottenuto risultati di rilievo a partire dagli ori di Chechi e Fassina. In che rapporti è con i grandi azzurri?
«Sono legato soprattutto ad Alberto Busnari e Matteo Morandi: con Alberto, che ha gareggiato in 4 Olimpiadi, mi sono allenato per 8 anni; da entrambi ho imparato tanto e considero una fortuna aver lavorato con loro. Cassina lo conosco meno, ma quando l’ho incontrato di recente si è congratulato con me, felice di vedere un ragazzo così giovane ai Giochi».
Lei è appassionato di sport a 360 gradi. Quali sono i “momenti olimpici” che più le sono rimasti impressi?
«Uno su tutti è quel grido “Vola, Yuri, vola!” nel momento in cui Chechi vinse la sua medaglia d’oro. Ero piccolo, eravamo tutti incollati davanti alla tv ed è un ricordo indelebile. Ma ne ho tanti altri perché amo davvero tutto lo sport: dalla pallavolo, al basket, all’atletica. E in quest’ultima disciplina non posso non citare le emozioni che mi dà Usain Bolt».
LUDOVICO EDALLI
Nato: a Busto Arsizio il 18/12/1993
Società attuale: Pro Patria Bustese / Aeronautica Militare
Federazione: Ginnastica
Disciplina: concorso generale individuale
Partecipazioni olimpiche: nessuna
SPECIALE RIO 2016 – Le Olimpiadi su VareseNews
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