Moretti: “Siamo sfiduciati”. Pagelle: Cavaliero in crisi
L'allenatore ammette: "Il nostro attacco è in grande difficoltà". Tante le insufficienze tra i biancorossi: Anosike si salva con le cifre, il capitano non ne azzecca una
«Siamo partiti bene, concentrati e con il giusto approccio – è l’analisi a caldo di Paolo Moretti negli spogliatoi del palazzetto di Usak – controllando cioé il ritmo del gioco, che era quello che dovevamo provare a fare per vincere qui, ma nel secondo quarto ci siamo bloccati: purtroppo in questa prima parte di stagione di Champions League è una cosa che è capitata di frequente. Stasera poi abbiamo sofferto l’atletismo e la fisicità di Usak e questo ci ha portato a fare tanti tiri forzati e tanti cambi. Tutto questo ha creato quel vantaggio che ha girato l’inerzia della partita, togliendoci fiducia».
Un termine quest’ultimo su cui il tecnico ritorna più volte: «Ecco, in questo momento siamo sfiduciati e per questo motivo si spiegano i tanti errori anche da sotto e ai tiri liberi. Nella seconda parte di gara abbiamo provato a resistere tornando anche sotto di dieci punti ma non eravamo in controllo per poter far girare la partita a nostro favore. Dobbiamo resettare, ritrovare la fiducia e la voglia di lottare nonostante il nostro attacco sia davvero in grande difficoltà; dovremo provare ad affrontare al meglio il prossimo impegno casalingo di Champions contro i tedeschi di Oldenburg, forse l’ultima possibilità che abbiamo per andare avanti in questa competizione».
P A G E L L E
ANOSIKE 6 – Gonfia le statistiche a partita già finita, ma è pur vero che non è neppure giusto gettare il bambino con l’acqua sporca: al netto di errori talvolta marchiani, il pivot sta per lo meno al suo posto cercando di fare il proprio dovere fino in fondo.
MAYNOR 5 – Forse si avvicina al taglio, visto che Moretti a un certo punto smette di utilizzarlo, ma ci pare di poter dire che questa sera non è stato l’artefice del tracollo. Anzitutto perché, da solo, aveva respinto la prima spallata turca, poi perché con lui in campo qualche geometria si è vista, rispetto allo scempio successivo.
AVRAMOVIC 5 – La sua formazione da playmaker è ancora da completare e si vede: fino a quando ha licenza di inventare fuori dallo spartito incide sulle partite, quando però si richiede ordine per sé e per i compagni fa ancora molta fatica. E tutti ne risentono.
PELLE 4,5 – Benedetto figliolo, ok che vivi quattro metri sopra il cielo, con buona pace di Moccia, però il basket è anche tanto altro. E in questo tanto altro c’è pure l’evitare di prendere falli tecnici inutili e dannosi. Animo, e lavoro.
BULLERI 5 – Meccanico esperto, aveva fatto girare in qualche modo il motore ammaccato di Varese contro Brescia, ma in Turchia l’avaria ha la meglio anche sulle sue capacità.
CAVALIERO 4,5 – Forse il peggiore, anche se è una gara poco invidiabile. Da qualche partita ha perso lo smalto visto tre o quattro settimane fa, accompagnando questo calo con prestazioni balistiche vietate ai minori. 0/5, stavolta, anche quando i tiri sono stati costruiti bene.
KANGUR 5,5 – Voto che resta lì tra un “s. v.”, un 6 di stima e un 5 per il rendimento, anche se nell’impatto difensivo iniziale c’è la sua impronta. Poi non gioca più.
FERRERO 6 – Soldatino pronto a scattare in campo, almeno si muove come quelli che hanno voglia di sfruttare i minuti che gli vengono concessi (più di Canavesi, s.v., che sta sul parquet senza farsi mai notare). Dentro quando Varese curiosamente risale fino a -10, mette anche un paio di bei canestri.
EYENGA 5 – Troppo football americano, nel tempo libero, altrimenti non ci spieghiamo cosa lo spinga a ricevere il pallone, infilarlo sotto il braccio e provare a valicare ogni volta con la forza la linea difensiva avversaria. Non arrivando quasi mai in touchdown, tra l’altro.
JOHNSON 5 – Pòr nanìn, dispiace anche parlarne male perché quando vede il canestro prova a rinverdire i fasti di quand’era all’università e tante cose gli riuscivano. Qui però deve fare tutto con meno spazi e più rapidamente e non è la stessa cosa, anche se a babbo quasi morto rianima la squadra con l’unica tripla e un bel cesto in entrata. Ma si ferma lì.
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