La delusione di chi ha seguito il campo sinti: nel 2016 tutti i ragazzi erano stati promossi

Chiuso il progetto di affiancamento alla scuola: era stato attivato dalle Acli con sue risorse 4 anni fa, il Comune aveva integrato nel 2016. L'ex assessore Silvestrini: "Non lasciamo indietro chi fa fatica, peggio intervenire dopo"

campo nomadi sinti gallarate

L’annuncio dello stop al progetto contro la dispersione scolastica al campo Sinti ha lasciato amarezza e delusione tra chi, per quattro anni, ha seguito il progetto. I primi a dirsi sorpresi dalla cancellazione dell’intervento sono i volontari (di diversa provenienza, oggi inquadrati dall’associazione di volontariato delle Acli), che pure oggi preferiscono non intervenire ufficialmente e che interverranno in seguito per puntualizzare vari aspetti. L’accompagnamento educativo al campo – che non era sostitutivo della scuola, ma affiancava i ragazzi al pomeriggio – infatti nei primi due anni era stato sostenuto “sul campo” solo dai volontari (in modo completamente gratuito) e finanziato dalla Fondazione La Sorgente.

Nel 2016 i volontari – che hanno sempre operato con una certa discrezione e con rispetto per le storie dei minori – avevano condiviso la soddisfazione per un risultato che era stato storico per il campo sinti: per il primo anno, grazie al lavoro insieme alle famiglie e alla scuola, nessun ragazzo era stato bocciato.

Lo conferma anche Margherita Silvestrini, consigliere comunale Pd ed ex assessore ai servizi sociali, che aveva seguito il progetto: «L’anno scorso venti ragazzi sono stati promossi, venti ragazzi e ragazze che vanno avanti a studiare. E proprio l’anno scorso avevamo deciso, sulla base dei risultati costruiti passo passo nel tempo, di affiancare anche l’educatore professionale ai volontari delle Acli, secondo un progetto preciso e definito» (Suono, che in dialetto sinti significa campanella). L’impegno dell’educatore professionale nel 2016 rientrava nell’importo che è stato citato da Liccati come risparmio per il Comune e che appunto è arrivato ad integrare l’impegno più ampio garantito dal volontariato e dalla Sorgente: 17mila euro in un anno, che servivano non solo per l’educatore ma anche per aspetti di formazione del personale comunale.

«L’eliminazione del progetto è l’ennesima scelta che si aggiunge ad altre e che ci lasciano molto perplessi e preoccupati» commenta Margherita Silvestrini del Pd. «Questa mossa dimostra chiaramente che non c’è una visione: si chiudono e si tagliano interventi che erano luogo privilegiato per affrontare quelle situazioni problematiche che l’ente deve comunque fronteggiare, prima o poi». In che senso? «Intervenire a livello preventivo contro la dispersione scolastica (uno degli obblighi che l’ente comunale ha), significa evitare che le difficoltà dei ragazzi degenerino in insuccesso scolastico, magari poi anche nell’abbandono della scuola. Oggi chiedo: in alternativa quale scelta fa l’ente Comune?».
L’assessore Liccati affida alla scuola il compito di educare e ai genitori la vigilanza sull’obbligo. «E se il problema si ripropone? A quel punto si denunciano alla Procura? Ma poi il Tribunale affida all’ente comunale il compito istituzionale di garantire la frequenza dei minori: e a quel punto sarà più impegnativo per l’ente, più costoso per la comunità e più pesante per le persone coinvolte, perché significa affidare i minori ad una Comunità».

Da ultimo Silvestrini inserisce la sospensione del progetto al campo di via Lazzaretto in una serie di scelte fatte dall’amministrazione, citando ad esempio la “bocciatura” del progetto don Milani contro la dispersione scolastica, «che coinvolgeva 14 ragazzi nella “scuola in villa” (villa Calderara, ndr) ma anche altri quaranta affiancati». «Questo nell’ottica di una comunità che si occupa di tutti, anche di chi fa fatica: è indispensabile lavorare in questo senso. Altrimenti poi ci ritroviamo le situazioni difficili come via San Giovanni Bosco, ci ritroviamo con i comportamenti che sfociano nel penale. E quel punto non basta militarizzare la città, che non è sufficiente e non risolve: il benessere di una comunità non si costruisce più erogando risorse in emergenza quando il danno è fatto, ma agendo in modo preventivo e coinvolgendo più soggetti. Mi piacerebbe capire se questo approccio è condiviso da tutta la maggioranza».

Spesso vengono citati i problemi – innegabili – di morosità che hanno coinvolto alcune famiglie del campo e che sono andati a danneggiare la situazione di tutte le famiglie, tra cui esistono anche differenze di approccio. I volontari però partono sempre dall’approccio a favore dei bambini e dei ragazzi, che costituiscono una parte importante del “quartiere” sinti di via Lazzaretto e che possono raggiungere una maggiore integrazione sociale: l’intervento nel campo – maggiormente strutturato negli ultimi anni – è stato seguito nel tempo da molte persone, in particolare da Acli, scout, Vip Verbano, singoli volontari, anche dall’oratorio di Cedrate. Nel 2014 erano arrivati nuovi volontari: perchè il progetto funzionava e aveva costruito molto, con la fiducia della scuola e delle famiglie.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 21 Febbraio 2017
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