Continua la protesta alla Rossi di Albizzate
A gennaio 2018 scadrà l’ultimo ammortizzatore sociale: il contratto di solidarietà. Il sindacato auspica un confronto a breve con la direzione aziendale
Continua la protesta dei lavoratori della Rossi di Albizzate, storica azienda del nostro territorio e rinomato marchio nel settore del legno arredamento, per il mancato pagamento delle ultime mensilità. «C’è una una situazione di stallo totale sulla produzione – commenta Stefano Rizzi della Fillea Cgil -. Siamo al secondo ciclo di contratti di solidarietà che scadrà il 24 gennaio prossimo».
Una doppia spada di Damocle pende sulla testa dei 21 lavoratori dell’azienda: da una parte il mancato pagamento delle ultime mensilità e dall’altra la mancanza di una prospettiva. «La Rossi di Albizzate – continua Rizzi – aveva un mercato d’élite soprattutto nei paesi ricchi. È chiaro che il marchio, nonostante abbia una qualità eccellente riconosciuta, nel momento della ripresa non ha saputo andare incontro a quei mercati».
L’uso degli ammortizzatori sociali è stato più che abbondante: casse integrazioni ordinarie, straordinarie e in deroga fino all’ultimo contratto di solidarietà (che riduce del 50% le ore lavorate ndr) che scadrà, come si diceva, a gennaio del 2018.
L’azienda versa dunque in una profonda crisi tanto che nel corso degli ultimi anni le condizioni di incertezza, sotto i colpi della crisi del settore, si sono ripetute ciclicamente. «Fino a oggi lo sforzo dei dipendenti è stato grande – conclude il sindacalista – perché hanno sopportato enormi sacrifici in termini economici, visto l’abbondante uso di tutti gli ammortizzatori sociali disponibili. Un largo uso di ammortizzatori sociali in attesa di una soluzione. Mi auguro che arrivino delle risposte da parte della direzione aziendale, questi lavoratori lo meritano».
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