Zanzi: “La Varese che voglio”
La riflessione della candidata al Consiglio regionale per il Movimento Lombardia Civica con Albertini presidente
Riceviamo e pubblichiamo
La città è un organismo vivo, complesso e interconnesso, in cui ogni singolo elemento non è mai isolato ma influisce sull’insieme.
Quale sarà la vocazione futura di Varese? Sarà, indubbiamente, una città residenziale-direzionale. Perché ciò si realizzi sono però necessarie alcune premesse fondamentali:
un ambiente vivibile (le imprese della “soft economy” non vanno nelle città congestionate).
La permanenza di industrie (soprattutto quelle a tecnologia leggera) sparse sul territorio circostante. L’esistenza di scuole, università, centri di ricerca per la preparazione di personale qualificato.
Mezzi di trasporto per collegamenti a livello globale (come l’aeroporto di Malpensa e il nuovo tunnel del San Gottardo).
E’ necessario creare le condizioni affinché la città corrisponda alla sua vocazione. Quali? La prima dovrebbe essere ovvia, ma non è così.
La città deve avere una forma, una dimensione e anche un limite.
Un tempo la città finiva dove c’erano i capolinea dei tram. Oggi la città si distende su una superficie infinita che cancella l’ identità urbana e non è più gestibile neppure sotto l’aspetto tecnico.
Bisogna separare nettamente la città dalla campagna.
Se l’espansione urbana non viene limitata, le città consumano le risorse naturali, che sono alla base della nostra vita, più rapidamente di quanto gli ecosistemi possano rigenerare. Viene compromessa la sostenibilità ecologica del pianeta.
Al modello di “città diffusa” (di impronta americana), gli urbanisti preferiscono il modello di “città compatta” (di impronta europea).
La densificazione della città, abbreviando i percorsi, contribuisce ad alleggerire i problemi del traffico. Occorrono regole per fissare i confini esterni oltre i quali la città non può più estendersi. Oltre tale limite la città deve essere circondata da una fascia di boschi . A Varese si tratta solo di conservarla e completarla.
Si deve costruire sul “già costruito” restaurando gli edifici storici, utilizzando gli spazi dismessi e le aree inutilizzate, ma rispettando il verde.
I parchi devono essere intangibili nella totalità della loro dimensione. Si tratta di beni pregiati e non riproducibili; la loro distruzione o alterazione cancella uno dei più importanti caratteri originari. Occorre assegnare la priorità al trasporto pubblico collettivo perché meno inquinante e costoso.
E’ necessario recuperare il centro storico come fattore essenziale di memoria e identità.
La città deve essere restituita, anche attraverso l’ampliamento degli spazi pedonali, alla fruibilità degli abitanti.
La forma della città influenza i processi di socializzazione dei suoi abitanti.
La città divisa, frantumata, specializzata in comparti e quartieri (residenziale, industriale, commerciale, ecc.) favorisce l’ individualismo, indebolisce i rapporti di prossimità, accentua la diffidenza reciproca e incentiva la violenza. Quando una città è spezzata in ambiti specializzati si costringe parte degli abitanti a spostarsi quotidianamente da una parte all’altra; quando è divisa in ghetti separati si creano tensioni e violenze.
I cittadini contribuiscono a dare forma alla città la cui configurazione influisce a sua volta sulla cultura e sul carattere degli abitanti.
Ogni città è diversa dalle altre, ha una sua identità costituita dai luoghi, dai monumenti, dalla cultura (principi, valori, tradizioni, memoria), vale a dire il capitale sociale.
Per realizzare il progetto di città non servono tante cose, ma quelle che interagiscono sulle funzioni essenziali della città o su parti significative di essa.
LE COSE DA FARE
– Definire il Piano di governo del territorio sul modello della “città compatta”, fissando i confini della espansione urbana, con riferimento al Piano regolatore generale. Conservare e completare la cintura verde di boschi e campagna.
- Rilanciare il centro storico con incentivi per il restauro degli appartamenti da affittare a prezzi calmierati ai piccoli nuclei familiari.
– Ridefinire la forma di Piazza della Repubblica con l’abbattimento della barriera che la circonda.
– Risolvere il problema dell’accesso al Sacro Monte senza mettere a rischio un ambiente di enorme importanza culturale ma estremamente fragile.
– Valorizzare il Lago proseguendo nel suo risanamento. La vista del Lago con l’ incomparabile veduta del Monte Rosa merita l’ approntamento di uno spazio come “belvedere”.
– Rilanciare ed estendere il servizio di trasporto pubblico collettivo, disincentivare la circolazione di autovetture in città, costruire i parcheggi in periferia.
– Dare la precedenza all’ammodernamento e al raddoppio delle strade ferrate rispetto all’ unificazione delle stazioni. No al mega centro direzionale e ai grattacieli.
– Costruire un centro congressi di dimensioni adeguate (cioè intorno ai tremila posti) con connessi servizi (quello di Villa Ponti è troppo piccolo e mette a rischio il parco).
– Completare la dotazione della città di infrastrutture essenziali come impianti per la fruizione delle attività sportive, il teatro (di grande valore simbolico), centri culturali di aggregazione sociali, asili nido, centri di aiuto e di svago per anziani.
– Il carcere va spostato altrove per consentire la riaggregazione del quartiere dei Miogni.
– La gestione ordinaria della città deve avere la precedenza sui nuovi investimenti. In particolare la manutenzione dei corsi d’acqua, la cura dei boschi e, in generale, lo stop alla impermeabilizzazione del suolo (con il cemento e l’asfalto) devono contribuire alla prevenzione dei danni delle alluvioni, provocate dal cambiamento climatico.
– Le infrastrutture primarie, come rete idrica, fognatura, rete del gas, vanno tenute in efficienza per evitare perdite e sprechi.
– Vanno salvaguardate da inquinamenti le fonti di approvvigionamento idrico (su quella della Bevera sorgerà un viadotto ferroviario).
– La raccolta differenziata della immondizia va ulteriormente qualificata, mentre sarebbe auspicabile una riduzione degli imballaggi.
– Informatizzare, omogeneizzare e interconnettere l’ apparato burocratico del comune in modo da portare i servizi sempre più vicino ai cittadini (anche con l’istituzione di “sportelli unici”).
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