Quei trasporti eccezionali diventati impossibili
Il blocco della autorizzazioni dei trasporti eccezionali rischia di diventare un'emergenza nazionale. Gli imprenditori costretti a trovare soluzioni "creative". Il caso della Samic di Lonate Ceppino
Dire che gli imprenditori sono antropologicamente diversi, visti i tempi, è troppo azzardato. Sul fatto però che questa figura sia molto particolare per le caratteristiche che esprime concordano molti studiosi. L’imprenditore ha infatti una grandissima resistenza ai contesti negativi, all’ambiguità, allo stress della burocrazia inutile. Se poi è italiano ha un anticorpo specifico all’incertezza elevata a rango di sistema.
L’aspetto che più di tutti sorprende però è la capacità dell’imprenditore di escogitare nuove soluzioni di fronte a problemi creati da una classe di amministratori pubblici che percepisce l’impresa come qualcosa di fastidioso e non come un valore e un bene sociale in grado di generare e garantire ricchezza.
Ne sanno qualcosa le aziende del Varesotto che fanno trasporti eccezionali che dopo i recenti crolli di viadotti e ponti si sono viste bloccare tutte le autorizzazioni, come se la manutenzione ordinaria della rete viaria e ferroviaria fosse un compito degli imprenditori e non degli enti che ne hanno in carico la gestione. Alla Samic di Lonate Ceppino, per esempio, si producono recipienti in pressione di grandi dimensioni, usati nel settore energetico e petrolchimico. Impianti lunghi fino a 50 metri che arrivano a pesare anche 180 tonnellate. Giganteschi macchinari che per essere imbarcati per l’Iran, la Turchia o la Russia devono prima raggiungere i principali porti commerciali italiani, meta che, senza l’autorizzazione al trasporto eccezionale, diventa un miraggio, costringendo l’azienda a parcheggiare i bestioni nel capannone.
Per un’impresa come la Samic che esporta l’80% del proprio prodotto si trattava dunque di trovare una soluzione alternativa in tempi accettabili per evitare anche di perdere le commesse e pagare costose penali. Giancarlo Saporiti (foto sopra), da buon imprenditore qual è, un rimedio creativo l’ha escogitato: smontare l’impianto in più pezzi trasportabili singolarmente per riassemblarlo in una ditta di appoggio sulla banchina di Porto Marghera, il più possibile vicino al luogo di spedizione.
Il problema del blocco delle autorizzazioni ai trasporti eccezionali insieme al tema delle infrastrutture è uno degli argomenti che saranno portati da Univa all’assise generali di Confindustria del 16 febbraio prossimo a Verona. «La modernità – ha commentato Riccardo Comerio presidente degli industriali, durante la conferenza stampa di inizio anno – passa anche dai piccoli interventi necessari, dalla manutenzione ordinaria di strade e ponti. Pensavamo fosse scontato e non è così. Il blocco delle autorizzazioni dei trasporti eccezionali puo’ diventare un’emergenza nazionale e stoppare le imprese lombarde su questo tema rischia di bloccare tutto il Paese. Quindi bisogna dotare gli enti che hanno la gestione di queste infrastrutture delle giuste risorse per fare il proprio lavoro ordinario».
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