La baita agli spacciatori, affitto pagato in eroina
Continua la lotta alla droga nell’Alto Varesotto che svela un altro sistema di pagamento fra tossici e spacciatori. L'appello: «Segnalate ogni spostamento sospetto»
Li hanno svegliati le lingue in faccia dei due pastori tedeschi della Guardia di Finanza entrati in una baita a San Michele, all’alba di ieri mattina.
Dietro i cani c’erano carabinieri della compagnia di Luino con le armi in pugno che hanno assicurato la sveglia prima del tempo per tre marocchini di 29, 27 e 23 anni accusati di spacciare droga nei boschi dell’Alto Varesotto.
Colpa di quel traffico continuo di auto, su e giù per la montagna che ha indispettito molti abitanti ma soprattutto villeggianti assediati dal turismo dell’eroina, che non ha orari.
Siamo a San Michele, tecnicamente a Castelveccana, comune che fa rima col lago, ma in realtà località sullo spartiacque che separa i versanti: da una parte il Verbano, dall’altra il Luinese.
Posti da funghi e pic nic, scampagnate e passeggiate in mezzo alla natura che non possono venir lasciati nelle mani dei trafficanti, per giunta armati. I militari hanno trovato una carabina calibro 22 nella disponibilità dei tre nordafricani, oltre a parecchie munizioni impiegate per caricare il fucile e minacciare chi non paga o chi viene a rompere le scatole. Il bivacco nei dintorni, approntato per lo scambio di soldi e droga, è stato distrutto.
La baita veniva invece usata per dormire e ripararsi da un temporale improvviso.
Il punto è che le indagini dei carabinieri di Luino hanno messo in risalto quanto già emerso nel corso dell’operazione «Maghreb» della scorsa primavera cioè il saldarsi di una forte complicità fra assuntori e spacciatori.
I primi spesso residenti del posto e trasformati in schiavi per via del vizio, asserviti ai “signori“dei traffici che dovevano arrivare sul posto con auto “pulite“, cioè non segnalate dai sistemi di controllo stradale.
In alcuni casi anche appartamenti e residenze venivano messi a disposizione delle “batterie“ che si muovevano in trasferta da Milano per piazzare la roba, eroina per la maggiore.
Quanto avveniva a San Michele fino a poche ore fa rientrava nello stesso schema: la baita era nella disponibilità di un ragazzo che la affittava agli spacciatori per ottenere in cambio i “mezzini“, le piccole dosi di droga da fumare o iniettarsi.
I tre, portati in caserma e poi denunciati, sono accusati di aver infranto l’articolo 73 del dpr 309 del 90, il testo unico sugli stupefacenti: a causa delle dosi di eroina trovate proprio dai cani della Finanza arrivati in un batter d’occhio dal gruppo di Malpensa, l’alleanza fra le forze dell’ordine ha consentito di contestare lo spaccio ai tre.
Due dei pusher sono stati denunciati, il terzo arrestato per un residuo di pena comminata dal tribunale di Milano, che gli ha spalancato le porte del carcere di Varese. A tutti e tre è stato contestato anche il porto abusivo d’armi e di munizioni: è un piccolo calibro risalente agli anni ’80 ma in grado di uccidere.
L’operazione di ieri ha messo anche in risalto la continua necessità di controllo del territorio: le forze dell’ordine arrivano dove possono, e per questo l’appello è di segnalare cal 112 ogni movimento sospetto: il via vai di auto in luoghi impervi, oramai non più immuni allo spaccio; la presenza di persone mai viste o con fare sospetto ai margini dei boschi o dei sentieri: ogni movimento, se segnalato tempestivamente, può mettere fine allo stillicidio di reati che si consumano ogni giorno in questi boschi.
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E’ la conseguenza dell’accoglienza indiscriminata,che tra molti povere anime in cerca di un mondo migliore permette di entrare indisturbati anche a manovalanza di basso costo per la mafia degli stupefacenti,purtroppo non riusciamo proprio a comprendere che i confini e le frontiere servono proprio ad impedire che entrino indisturbati pericolosi criminali cammuffati da profughi.
Giorgio, purtroppo la vastissima presenza di consumatori di droga fra i nostri connazionali non le dà ragione: le inchieste hanno dimostrato in quanti stiano dalla parte degli spacciatori attivamente, assecondandoli o aiutandoli nei loro traffici. Le carte raccontano di una miriade – centinaia e centinaia – di cittadini italiani che godono di queste zone di spaccio. Non è quindi un problema legato all’immigrazione, bensì alla legalità.
Cordialità, Andrea Camurani
Signor Andrea,legalità e clandestinità sono due condizioni incompatibili al fine di garantire la legalità,se vogliamo continuare a far finta di non capire il problema reale non riusciremo mai a risolverlo. Nelle nazioni supercivilizzate del nord,in primis i nostri amici Svizzeri,l’accoglienza viene messa in atto proprio facendo una serrata lotta alla clandestinità.
Non se ne può più che per ogni malaffare di questo paese ci sia sempre qualcuno che ci attacca in modo indissolubile la questione immigratoria.
Come giustamente scritto da Camurani i migliori clienti di questi spacciatori sono italiani. Gli stessi spacciatori sono riforniti dalla criminalità organizzata italiana e molto spesso si fanno alleanze con altre etnie (per esempio albanesi) al fine di mantenere il controllo sul territorio.
Il problema, se proprio dobbiamo trovarlo, è perchè gli italiani si debbano costantemente drogare e se proprio non possiamo sradicare qualsiasi sostanza stupefacente quantomeno rendiamo legali quelle “accettabili” come la cannabis che invece il nostro Ministro tutto-fare dell’Interno ha utilizzato per la sua ennesima campagna di caccia alle streghe contro i negozi di cannabis legale.