Piazza Vittorio Emanuele, si spegne l’entusiasmo e cresce la preoccupazione per l’abbandono
I rapporti tra Comune e Soceba sono ridotti a zero mentre i lavori di riparazione della piazza si sono rivelati inadeguati. Il caso scoppia in consiglio comunale dopo un'interrogazione di Busto al Centro
L’ottimismo sfoggiato dal sindaco Emanuele Antonelli la scorsa estate è svanito, piazza Vittorio Emanuele II e tutto il complesso residenziale che la contorna non decollano e il lungo stop alle attività, causato dalla pandemia, non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Della grande multinazionale che puntava ad insediarsi in una delle palazzine si è persa ogni traccia ma anche del costruttore Michele Panico si fatica a capire che fine abbia fatto: «Non lo vedo da tempo, nonostante abbia sollecitato degli incontri – ha commentato il sindaco – ma siamo pronti a tutelarci con la fideiussione se non verranno effettuati i lavori di riparazione alla piazza».
Il tema è stato affrontato ieri sera in consiglio comunale, su sollecitazione del consigliere Gianluca Castiglioni di Busto al Centro che ha chiesto una ricognizione sullo stato di fatto dell’area che doveva essere il fiore all’occhiello del rilancio commerciale e residenziale di Busto Arsizio, «inaugurato in maniera principesca (da Emanuele Filiberto di Savoia nel 2018, tra mille polemiche, ndr)».
Il primo cittadino ha risposto che i lavori di riparazione realizzati dopo i problemi che si sono verificati alla pavimentazione, non sono stati fatti a regola d’arte e nelle sue parole si è notato un certo sconforto: «Da prima dell’inizio dell’emergenza stiamo cercando di organizzare un incontro con la Soceba senza successo – ha spiegato – se nel periodo del lockdown potevamo capire i rinvii, essendo i proprietari di Napoli, non possiamo più accettarli adesso, visto che per motivi di lavoro ci si può spostare tra regioni. Se non otterremo risposte siamo pronti a riscuotere la fideiussione e agire di nostra iniziativa».
Castiglioni ha anche sollecitato una risposta sulle opere che la società dovrebbe realizzare come compensazione per non aver costruito il parcheggio sotterraneo e cioè la messa in sicurezza del conventino e delle ex-carceri: «Per quanto riguarda quelle opere dobbiamo aspettare la scadenza della convenzione con Soceba che dà loro tempo fino al 2022 per eseguirle. Anche in quel caso siamo pronti ad intervenire con finanze nostre».
La situazione della Residenza del Conte, dunque, preoccupa anche l’amministrazione. Sono ancora molti gli appartamenti invenduti mentre c’è un’ala del complesso che è ancora un cantiere. Anche la parte commerciale fa fatica a decollare e dopo le aperture di una grossa pizzeria e di un paio di negozi, tutto è rimasto fermo. A queste difficoltà si sommano anche quelle scaturite dalla pandemia da coronavirus col rischio che il degrado (già più volte segnalato dai cittadini) prenda il sopravvento nel salotto buono della città.
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