La “macchina” di Santa Rosa si sposta sui social
La torre che cammina alta 30 metri e trasportata da cento facchini lungo il centro della città si deve fermare a causa del covid. Tusciaweb, il quotidiano di Viterbo e provincia, propone uno spettacolare video
La sera del 3 settembre è il momento più importante per la città di Viterbo. Da secoli cento facchini trasportano la Macchina di Santa Rosa, una torre che cammina nel centro della città e alta oltre trenta metri. È patrimonio immateriale dell’Unesco ed è un evento popolare con una forte impronta religiosa.
Riprendiamo per intero un articolo di Tusciaweb scritto dal suo direttore Carlo Galeotti. In tempo di covid, il trasporto della “macchina” non ci sarà e così tutta la città riflette su questo momento storico. Una occasione anche per dedicare un così importante evento a Philippe Daverio.
Quest’anno semo veramente tutti d’un sentimento!
“Semo tutti d’un sentimento?”. In due minuti la nostra festa: il trasporto della macchina di Santa Rosa. Un video/regalo alla città, ai facchini, a tutti i lettori, a santa Rosa… A cui ci lega, a cui mi lega un dolce affetto, da sempre. È la mia sorellina più piccola…
Ogni viterbese ha con santa Rosa un rapporto particolare e unico.
Tusciaweb, insieme ai suoi lettori, festeggia così la piccola patrona. Il tentativo è ancora una volta di far conoscere la nostra festa al mondo. Anche in un anno così strano perché la macchina di Santa Rosa non verrà trasportata. Ma la macchina è anche un patrimonio di immagini che abbiamo voluto usare nel modo migliore per far conoscere il trasporto. Anche questo è un modo per essere fedeli, per chi crede, e di voler bene, per chi è laico, alla piccola Rosa. In 2 minuti e 39 secondi abbiamo condensato i brividi, le emozioni, i sentimenti, le lacrime che il trasporto suscita in chiunque lo veda. Le tradizioni popolari affondano le radici, non solo nella storia, ma anche nei luoghi più profondi della nostra mente.
Il mancato trasporto può essere una occasione per riflettere sulle vere ragioni di una grande e profonda tradizione: la vita di una ragazzina che si muoveva in quella temperie culturale che è stato ed è il francescanesimo. Alla radice vera della tradizione c’è un grande intellettuale, un gigante del cristianesimo e della cultura europea e mondiale: san Francesco. Troppo spesso non ci riflettiamo. A portare per mano la piccola Rosina è Francesco. Un grande intellettuale, va ribadito, che sapeva la forza della parola. E che era in piena battaglia culturale e spirituale.
Ci abbiamo lavorato un mese e abbiamo realizzato due video. Uno più lungo ed esplicativo e un secondo più mirato ai social.
Un lavoro certosino che speriamo venga apprezzato e, soprattutto, renda, a 360 gradi, i sentimenti di noi viterbesi nei confronti di santa Rosa.
Grazie a Provideo per le immagini. Al grande cantante lirico Alfonso Antoniozzi per averci prestato la sua inconfondibile e preziosa voce per alcuni secondi. Grazie anche al videomaker Gianmarco Carvone che è riuscito a entrare nel clima e a rendere i sentimenti di una festa unica al mondo in due minuti.
Evviva santa Rosa!
Condividi sui social il video! Facciamo conoscere al mondo la nostra festa!
Evviva santa Rosa! Soprattutto e in modo particolare quest’anno: “Semo veramente tutti d’un sentimento!”.
Carlo Galeotti
Ps. Voglio dedicare questo video, un po’ come si fa col trasporto, a un grande viterbese d’adozione: Philippe Daverio. Che ci ha lasciato ieri. Philippe era innamorato della nostra terra. Veniva a Tarquinia, Tuscania, Viterbo per passare un tempo felice.
Ricordo la cena trascorsa qualche tempo fa a Tuscania con Philippe e la moglie. Ricordo la bellezza di una coppia in cui uno è in ogni momento più intelligente dell’altro. Philippe era ovviamente un conversatore raffinato, un intellettuale affascinante, un uomo amabile e originale in tutto. A iniziare dal modo di vestire e dalle sue auto. L’eleganza fatta persona.
Philippe era un divertito e divertente autoironico dandy, che giocava con sé stesso con la levità che solo l’intelligenza e l’arguzia sanno mettere in campo.
Avevamo progettato delle cose da fare insieme, ma non abbiamo avuto il tempo di rendere concrete le nostre parole. Caro Philippe ci mancherai. E ci mancherà la tua raffinatissima intelligenza. Ebbene sì lo confesso: ho un debole per l’intelligenza, l’eleganza e la bellezza. Daverio era questo e molto di più. Un abbraccio carissimo Philippe… E perdonaci la marea di banalità che diciamo tutti su di te in questa occasione. Ma come ben sai: uno l’intelligenza non se la può dare…
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