Sono donne, non possono lavorare al cimitero: licenziate

Un singolare caso lunedì all’attenzione del magistrato del lavoro

Discriminate anche davanti alla morte. Non la loro, ma quella degli altri. E’ il caso di due donne di Busto Arsizio, assunte dal Comune in qualità di necrofore ma licenziate al termine del periodo di prova. Sostiene l’ente datore di lavoro che la bocciatura è dovuta alla non sufficiente prestanza fisica delle "becchine" (ammesso che si dica così). Niente affatto, replicano le interessate, siamo vittime di un caso di discriminazione; tanto ne sono convinte, che per avere quell’impiego per i comuni mortali dalla fama un po’ sinistra, hanno fatto ricorso al magistrato. Chiedono di essere reintegrate al loro posto, sostengono di avere tutte le carte in regola per accompagnare i bustesi nel loro ultimo viaggio e il caso verrà discusso lunedì 8 gennaio davanti al giudice del lavoro. Il comune di Busto aveva pubblicato a metà dello scorso anno un bando per due posti di operaio necroforo; a sorpresa, al termine di prove attitudinali e visite mediche erano risultate due rappresentanti del gentil sesso. Assunte entrambe, come prevede la legge e dunque sottoposte anche a un periodo di prova di tre mesi. Al termine dei quali, però, il Comune non ha confermato il contratto. "Insufficiente prestanza fisica" così una lettera dell’amministrazione pubblica ora agli atti di causa, motiva il provvedimento. Ma i legali delle due donne, avvocati Giancarlo Beraldo e Lorenzo De Gaetano, replicano che non è così, che non ci sono state contestazioni di sorta e che in realtà l’interruzione del rapporto di lavoro è dovuta semplicemente a una disparità di trattamento. Dunque, la parità tra i sessi, da lunedì avrà un campo inedito sul quale misurarsi. Il camposanto.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Gennaio 2001
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