Ci Siamo! Impiegati, operai, precari della nuova economia

Quali sono e come sono cambiati i rapporti di forza nella nuova economia? Un libro che ha fatto discutere e ha aperto all'interno del sindacato un importante dibattito

Il sindacato è in crisi, la sua forza e capacità rappresentativa si sono affievolite. Una delle cause principali di questa situazione è il «legame fatale con le forze politiche ed il governo…con l’affermarsi dell’idea che il sindacato dovesse rappresentare in primo luogo, gli interessi generali del Paese e non quelli del mondo del lavoro».  Maurizio Zipponi non bada a mezze misure, prende il toro per le corna. "Ci siamo!" è un libro coraggioso perché proviene da un sindacalista, uno che il meccanismo lo conosce bene, avendone osservato dal di dentro dinamiche e trasformazioni. (sopra: Maurizio Zipponi)

In 115 pagine, divise in sei assemblee, invece dei classici capitoli, Zipponi espone con chiarezza e semplicità una tesi semplice forte: ci sono moltissimi lavoratori della nuova economia, operai, impiegati, precari senza diritti e garanzie, che non si sentono rappresentati socialmente. Figure che ai tavoli delle trattative sindacali non hanno voce, volti la cui identità contrattuale è sommersa. Chi si può definire oggi operaio? «Oggi operaio – scrive Zipponi – è colui che lavora nella fabbrica, nei servizi e nel pubblico impiego ed è privo di strumenti di difesa quando il lavoro cambia e la gerarchia aziendale assume decisioni tese unicamente  a conservare se stessa».
Le cause di questa situazione, secondo l’autore, sono da ricercare nel cambiamento della mappa del lavoro e dalla perdita di autonomia del sindacato rispetto alla politica. Il sindacato non riesce ad intercettare i nuovi lavoratori precari, il nuovo volto dello sfruttamento, camuffato in mille modi. 

Il paradigma della new economy, la visione di un futuro contrassegnato dalla scomparsa del lavoro manuale, propugnato da più parti e da molti esperti, hanno trasformato la dialettica tra lavoratori e imprese "in una tesi senza antitesi". Il lavoro manuale non solo non è scomparso, ma la rinuncia ad una identità e quindi ad un ruolo all’interno delle aziende da parte dei lavoratori, ha fatto sentire i suoi effetti negativi anche nelle imprese, che in questo modo hanno perso un valido strumento critico e di crescita.

Maurizio Zipponi non recita il de profundis del sindacato, anzi ne rivendica il ruolo imprescindibile, ma con nuovi strumenti e, perché no, un nuovo patto con i lavoratori fatto di programmi chiari, brevi e comprensibili. Una nuova piattaforma, una nuova fase costituente che restituisca il potere alla base e non all’apparato.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Luglio 2001
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