Safiya forse si salverà. La lapidazione evitata grazie a un cavillo

La mobilitazione generale ha costretto il governo nigeriano a trovare un sistema per aggirare il tribunale islamico

Forse si salverà. Safiya potrebbe non essere lapidata. Merito di un cavillo e forse della mobilitazione planetaria, o almeno ci piace pensarlo.
Safiya Hussaini Tungar Tudu, nigeriana di 30 anni, violentata da un vecchio amico del padre, ha dato alla luce una bambina, Adama, ma, dopo aver denunciato lo stupro, è stata condannata alla lapidazione per la sua gravidanza extraconiugale. L’uomo, tanto per la cronaca, è stato assolto. La legge islamica prevede che trascorsi 144 giorni, il tempo necessario per concludere il periodo di allattamento della bimba, l’adultera venga sepolta fino al seno e lapidata fino alla morte. 
Per fortuna di Safya, probabilmente l’unico colpo di fortuna che fino ad oggi le è capitato, la notizia si è sparsa per il mondo e sul governo nigeriano sono cominciate a fioccare le proteste, le accuse di barbarie, le suppliche affinchè la vita di Safya fosse risparmiata. 
E forse qualcuno ha ascoltato questa unica, grande voce. Il cavillo che potrebbe evitarle la lapidazione è questo: essendo stata ripudiata (dai tre mariti avuti in precedenza) non può aver commesso adulterio. Quindi, non c’è gravidanza extraconiugale, ma solo gravidanza. Lo ha spiegato, dall’ambasciata di via Orazio a Roma, Harune Imartane, portavoce dell’ambasciatore del governo nigeriano di Olusegun Obasanjo. Per questo, probabilmente, non sarà eseguita la condanna che le è stata inflitta nell’ottobre scorso dal tribunale islamico di Gwadabawa, nel Sokoto, al nord della Nigeria.
Non fosse stato per quel cavillo, Safyia sarebbe già stata trascinata dagli hisba, i volontari della polizia religiosa, nella piazza del paese, e sepolta. I suoi concittadini avrebbero raccolto le pietre più aguzze e le avrebbero tirate cercando di colpire la testa. Sarebbe morta così, a meno che un amico di famiglia, al quale la legge islamica concede la  prima sassata, non fosse riuscito a raggiungerla subito, con un colpo mortale.
Anche il governo italiano è intervenuto, «abbiamo avanzato una richiesta e l’esecuzione è  stata sospesa», diceva, qualche giorno fa, nell’aula della Camera, il vicepresidente del Consiglio, Fini. 
Anche la nostra provincia, nel suo piccolo, ha detto la sua. Qualche sera fa il Consiglio comunale di Gallarate ha votato all’unanimità un ordine del giorno presentato dal centrosinistra che chiedeva l’intervento diretto del presidente della Repubblica Ciampi e della Commissione per i diritti umani dell’Unione Europea. 
Anche lo stupratore, pare si sia pentito e voglia sposare Safiya che, ovviamente, non potrà rifiutare la proposta.  
Per buona pace di Safiya che tornerà nell’ombra. Così come nell’ombra vivono e muoiono quasi ogni giorno le donne vittime della sharia. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Dicembre 2001
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