Reguzzoni: «L’industria varesina è in crisi»

Il presidente della Provincia lancia l'allarme. Il sindacato invita a rilanciare la concertazione

«L’industria varesina è in crisi, manca un settore trainante e il panorama alla ripresa di settembre è davvero preoccupante». L’affermazione è di Marco Reguzzoni, presidente della provincia di Varese. Una fotografia impietosa del momento negativo dell’economia varesina, sintetizzato in un elenco di nomi importanti dell’industria di casa: Lazzaroni, Whirlpool, Carlsberg, aziende «le cui posizioni di prestigio oggi rischiano di affievolirsi notevolmente». Per non parlare della crisi di Azzurra Air e Alitalia e delle ripercussioni per il futuro dell’hub di Malpensa e dei suoi 16 mila addetti. 
«A questo lungo elenco c’è da aggiungere – continua Reguzzoni – la situazione di difficoltà del tessile. Un tempo l’area compresa fra il Gallaratese e la Valle Olona era chiamata la "Manchester d’Italia". La situazione che crea più allarme è però la difficoltà della situazione occupazionale perché se da un lato la perdita del lavoro è un dramma sociale, dall’altra è una perdita di competenze professionali, di risorse umane difficili da ricreare e sostituire».
Il sindacato prende atto di una situazione negativa oggettiva e generalizzata, ma invita a non cadere in facili catastrofismi.

Ivana Brunato, segretario provinciale della Cgil: La situazione che stiamo attraversando non è una questione di volontà individuale. Credo che bisogna trovare un punto di equilibrio in una situazione di crisi generalizzata. Sono necessari una serie di incentivi, non nel senso comune che gli si attribuisce, ma nel senso di formazione, ricerca e innovazione,  nella convinzione che diversi sistemi produttivi possono convivere. La possibilità di un rilancio passa dalla capacità di rinnovarsi e se non lo facciamo in questa fase si rischia grosso.

Gianluigi Restelli, segretario provinciale della Cisl: Varese non puo’ essere un’isola felice visto il trend generale. Noi siamo stati anche fortunati perché le esportazioni hanno tenuto meglio che altrove. Credo che il tavolo provinciale di concertazione debba mettere al centro della sua attività questi problemi. Tutti a parole dicono che bisogna fare squadra, adesso è venuto il momento di farla veramente con i fatti. Inoltre il grido d’allarme di Reguzzoni va indirizzato anche al Governo, poiché la Lega è forza di maggioranza, e allora mi aspetto che ci sia un’inversione di priorità nell’agenda politica dei leghisti.

Marco Molteni, segretario provinciale della Uil: Non mi piace il catastrofismo, perché l’aspetto psicologico è importante per superare i momenti negativi. Andiamo con ordine: ci sono alcune situazioni, come quella del settore tessile, che sono di crisi storica, che dura da almeno quindici anni. Poi c’è un problema generale che va al di là della territorialità e uno più legato ad alcune scelte strategiche, come la crisi del Nord della provincia e la chiusura di molte aziende manifatturiere. Cosa Fare? Innanzitutto rimettere al centro la concertazione, perché prendere atto della situazione di crisi è positivo ma non basta. Gli scossoni vanno bene ma poi bisogna agire. Bisogna accelerare il confronto con le associazioni imprenditoriali per monitorare bene la situazione e definire le strade da battere per aumentare la competitività del territorio. La mia preoccupazione più grande riguarda quel 90 per cento di piccolissime aziende e dei loro lavoratori che non hanno tutele. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Settembre 2004
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