La Fondazione potrebbe ridare slancio alla “pratica” delle donazioni

Il professor Davide Croce, responsabile del CREMS della Liuc, ci spiega i possibili scenari derivanti dal la nascita di fondazioni in campo ospedaliero

La Fondazione è una delle ipotesi che la Regione vorrebbe percorrere per la gestione della rete ospedaliera. Qual è la situazione?
Attualmente, il settore sanitario pubblico presta ancora poca attenzione alla raccolta di fondi sul mercato del non profit e delle donazioni, raccolta che potrebbe essere realizzata attraverso le fondazioni. Le iniziative in tal senso sono ancora sporadiche. La potenzialità del fund-raising, ove utilizzato, ha portato per esempio l’ospedale Meyer di Firenze a raccogliere circa 3.300 Euro al giorno (dati 2002 – fondazione Meyer), l’ospedale Maggiore di Bologna alla realizzazione di una nuova area di pediatria e gli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano alla ristrutturazione della clinica pediatrica. Il settore sanitario affronta il disinteresse della maggiore parte dei soggetti del mondo economico, restii ad entrare in un settore in cui l’ingerenza dello "Stato" è preminente ed invasiva e le regole viste come troppo burocratiche e vincolanti.

Quali potrebbero essere i risultati di questa sperimentazione?
Lo Stato ha pensato di utilizzare il modello della fondazione per gli IRCCS, cioè gli istituti di ricerca, un settore dove il privato è interessato al principale obiettivo dell’istituto.
Nel caso, però, la sperimentazione venisse estesa, ritengo che questo modello potrebbe trovare vantaggi se riuscisse a coinvolgere la comunità di riferimento. Se gli enti locali entrassero nel consiglio d’amministrazione, ci sarebbe la garanzia che le esigenze del territorio verrebbero soddisfatte. La fondazione si inserirebbe nella tradizione del volontariato locale di "solidarietà per il progresso. Tale caratteristica potrebbe ristabilire quel legame profondo tra popolazione e ospedale che un tempo fu il motore della creazione e dell’ampliamento dei presidi. Mi riferisco alle donazioni dei cittadini che hanno fatto grandi gli ospedali della provincia di Varese. Il discorso, però, non può essere esteso a territori urbani, come Milano città, per esempio, dove non esiste questa saldatura netta con una popolazione.

Ma una fondazione potrebbe sostenere i costi del progresso tecnologico e scientifico?
Indubbiamente, quello del reperimento delle risorse è un grosso problema e lo diventerà sempre di più. E’ una questione che interessa tutti i paesi del mondo: la spesa sanitaria cresce più del Pil (Prodotto interno lordo) e prima o poi si arriverà alla rivisitazione del sistema di finanziamento che oggi, in Italia, è per la maggior parte pubblico.
Le Fondazioni sono una delle risposte ma ci sono dei limiti.

Quali sono?
Innanzitutto è un problema di dimensione. Oggi un’azienda sanitaria deve assicurare certi parametri: un numero di prestazione sufficiente a giustificare la qualità, un’organizzazione adeguata e inquadramenti economici di un certo tipo. Se una fondazione gestisse una realtà piccola avrebbe i problemi della dimensione: non giustificherebbe spese importanti quali quello dell’ufficio di formazione, delle direzioni in genere, ecc.

E per i cittadini? Corrono il rischio di perdere l’assistenza una volta usciti dalla rete regionale?
Potrebbe accadere che la fondazione, con gli enti locali come soci alle prese con le ristrettezze di bilancio, non riuscissero a far fronte alla spesa sanitaria, a sostenere il progresso. In quel caso la comunità potrebbe intervenire, con le famose donazioni, o con altri sistemi di reperimento fondi. Sono certo, comunque, che i cittadini non rimarrebbero privi di assistenza. E’ un’eventualità remota.

Che fisionomia potrebbe avere una fondazione ospedaliera?
Le fondazioni configurabili sono classificabili per funzione, ovvero in base alle forme ed ai modi posti in essere per raggiungere lo scopo prefissato.

Una prima tipologia è quella della fondazioni di gestione (operating foundation) dotate esclusivamente di una o più strutture operative, finalizzate al raggiungimento dello scopo, senza dotazione di grandi patrimoni. La struttura esclusivamente gestionale comporta molteplici problemi di natura manageriale, elevati costi di funzionamento, difficoltà di gestione del personale.

Un’altra tipologia è rappresentata dalle fondazioni di erogazione (grant-making foundation), cioè enti che raggiungono lo scopo indirettamente, erogando sussidi e contributi ad altri soggetti che, a loro volta, intervengono con la propria struttura per offrire beni/servizi alla collettività. L’assenza di una stabile organizzazione evita i tipici problemi di gestione delle fondazioni, ma il finanziamento di altri soggetti mette in risalto diversi elementi di criticità: il rendimento del patrimonio, l’incremento delle donazioni da parte di terzi, la selezione dei progetti più meritevoli di finanziamento.

Una tipologia intermedia è costituita dalle fondazioni di comunità (community foundation). Questo modello organizzativo incarna meglio di tutti il ruolo di catalizzatore delle risorse. Il coinvolgimento delle associazioni locali dei soggetti beneficiari crea un circolo virtuoso per cui la collettività dona risorse ad una struttura che ne garantisce il riutilizzo nell’ambito della stessa collettività. I problemi gestionali di questa tipologia di fondazione sono i medesimi presenti nella fondazione di erogazione, oltre ad una maggiore necessità di trasparenza contabile/gestionale e ad una cura particolare per i risultati conseguiti, al fine di non bloccare il circolo virtuoso della fiducia.

Un’altra tipologia è la fondazione d’impresa, il cui scopo principale è il perseguimento della pubblica utilità mediante l’esercizio di una o più imprese; la fondazione garantisce così la continuità dell’azienda, indipendentemente dalle vicende del fondatore e dei suoi discendenti. L’esercizio di una impresa fa automaticamente assumere alla fondazione la veste di imprenditore con la conseguente applicabilità di tutte le disposizioni che si ricollegano a questa fattispecie.

 

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Pubblicato il 03 Novembre 2004
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