Bruciata l’auto del segretario di Forza Italia

Secondo episodio del genere in sei mesi, questa volta a danno di Danilo Rivolta, segretario. "Esterrefatto" il primo cittadino Gelosa

Brucia l’auto del segretario di Forza Italia (nonchè presidente di Sap, la società multiservizi comunale) di Lonate Pozzolo, l’architetto Danilo Rivolta. Ancora un atto di intimidazione, o forse di ritorsione, analogo a quello già verificatosi lo scorso luglio ai danni della funzionaria dell’ufficio tecnico Orietta Liccati, e che aveva fatto scalpore in paese. È il secondo episodio del genere in sei mesi: probabile trait d’union, l’edilizia e gli interessi non che vi gravitano intorno nell’area di Malpensa, come si vede non sempre portati avanti legalmente. Il fatto è avvenuto martedì dopo le 19, quando il Suv di Rivolta posteggiato subito fuori dalla villa-studio di via Manzoni che condivide con il fratello è stato avvolto dalle fiamme, si è sentito un botto e un gran fumo nero ha oscurato la zona, fino all’intervento dei pompieri. Grande lo spavento anche per i giovanissimi figli di Rivolta, 5 e 11, che erano in casa. La grossa auto è andata distrutta, lasciando una macchia annerita sui cubetti di porfido (foto). Sul fatto indagano i carabinieri, non vi sono testimoni.

Anche a mente fredda, passate più di ventiquattr’ore, restano tutte le perplessità e l’indignazione. L’accaduto è molto grave, ma ancora più pesante è il danno d’immagine ad un’intera cittadina che nella sua stragrande maggioranza non merita la nomea che la cronaca ha finito per affibbiarle. Ne è ben consapevole il sindaco Piergiulio Gelosa. «L’immagine di Lonate è distorta da questi fatti, questa è anche la città dell’accoglienza, del volontariato, c’è tanto di positivo» dice. «Un problema sicurezza c’è sempre stato, si possono associare i due incendi di auto ma da tempo ormai di tanto in tanto assistiamo a episodi cruenti». L’ultimo, il tragico weekend di "Far West" del novembre 2005 conclusosi con l’assassinio in un bar del centro di Giuseppe Russo.

«Siamo un comune dal territorio piuttosto vasto (elemento di interesse per il settore edile che citavamo ndr); siamo terra di confine con il Piemonte, con la provincia di Milano, soprattutto con Malpensa». Viene da pensare, anche con certe province dominate dalla malavita organizzata. «Abbiamo un problema sicurezza importato (dall’Italia, per una volta ndr) e da non sottovalutare: una malattia mortale, se non curata. Del resto più volte le relazioni annuali dello stesso Procuratore della Repubblica di Busto Arsizio facevano cognomi in abbondanza parlando di presenze malavitose nella nostra area». Gelosa si appella pubblicamente alle forze dell’ordine e alla magistratura perchè prevengano fatti come quello di martedì sera e con un’azione forte facciano luce su quanto essi sottendono. «Da parte nostra la disponibilità è massima. Non stiamo a guardare come Comune; in passato ci siamo rivolti ai commercianti perchè denunciassero ogni pressione, sopruso o richiesta estorsiva, per i lavori pubblici abbiamo sottoscritto con la Prefettura un apposito protocollo contro le infiltrazioni mafiose».

Un colpo al partito o alla persona? chiediamo. Dopotutto, a giugno si vota per il Comune. «Non ci sono state pressioni, ricatti o ingerenze» dichiara Gelosa, «nulla che possa far pensare a scelte condivise o meno come radice dell’accaduto. Io sono assolutamente esterrefatto della violenza usata in questo caso: nel nostro Paese poi, così garantista, dove ci sono tutti gli strumenti legali per portare avanti quasiasi interesse, purchè minimamente legittimo, fino alla più alta istanza… Ribadisco, chi si scandalizza di questo fatto di cronaca ha ragione: invito però a non identificare Lonate Pozzolo con queste malefatte. Per conto mio, non tollererò pressioni e atteggiamenti illegali, chi ha colpito Rivolta ha danneggiato l’intero paese, e oso dire, i suoi stessi interessi».

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Pubblicato il 29 Gennaio 2009
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