Stop alle file in tribunale, il processo viaggia sul web

Dopo Milano, Vigevano e Lodi, debutta anche a Varese il processo civile telematico. Tempi più che dimezzati per ottenere un decreto ingiuntivo e ottimizzazione delle risorse

Ore 15 e 18. La busta con il ricorso per decreto ingiuntivo, spedita qualche minuto prima dallo studio dell’avvocato Marco Natola, è arrivata al tribunale di Varese. Il giudice Agozzino ha aperto quella busta e circa due ore dopo il decreto ingiuntivo era già stato emesso. Non è un caso di giustizia record e nemmeno l’effetto della minaccia della riforma, ma il primo atto ufficiale del processo civile telematico che dal 20 gennaio 2009 è diventato realtà anche a Varese. Tutte le operazioni descritte sono state fatte via web, nessun pezzo di carta è uscito dallo studio legale, ma solo un fascicolo digitale, composto da bit. Quello che serve è un computer, una connessione internet, un lettore di smart card per la firma digitale certificata e un software fornito gratuitamente dall’Ordine degli avvocati.
(foto: Marco Natola indica l’invio della busta con il ricorso)

 

L’avvocato scrive l’atto al computer, usando un qualsiasi elaboratore di testi, lo salva in formato pdf, apre il programma “Consolle avvocato”, forma la busta con il ricorso e tutti gli atti necessari, si collega tramite internet al punto di accesso predisposto dall’ordine degli avvocati che a sua volta è collegato alla rete Giustizia. Una volta inviata, la busta digitale con la firma certificata viene recapitata al server centrale, predisposto dal ministero della Giustizia a Napoli, una sorta di postino telematico che la smista al tribunale competente. Il contenuto della busta è cifrato e potrà essere letto, usando il software “Consolle magistrato”, solo dal giudice a cui è stato destinato che naturalmente deve avere a sua volta smart card e firma digitale certificata.
A  Milano il processo civile telematico è già in uso da due anni con effetti notevoli, come spiega il giurista ed esperto Luca Frabboni: «La media è di mille decreti di ingiunzione emessi al mese con questo sistema, circa il 33 per cento del totale. Si è passati da una media di  5 mesi di attesa per ottenere il decreto, a 20 giorni. A Milano le grandi aziende preferiscono avvocati che utilizzano già la procedura telematica proprio per il discorso dei tempi. Una vera rivoluzione che richiede uno scarto culturale, un nuovo modo di lavorare».

 

I benefici per tutto il sistema giustizia sono molti perché si annullano i tempi morti e si ottimizzano i vari passaggi: gli avvocati evitano le file alle cancellerie, hanno la possibilità di spedire gli atti anche il sabato e da qualsiasi posto in cui si trovano, il tutto con un notevole risparmio di carta e di personale dei tribunali, risorse che possono essere destinate ad altre parti del sistema. Inoltre, è possibile  monitorare ogni passo della procedura con estrema precisione e facilità.

 

La scelta di iniziare dal decreto ingiuntivo è dovuto dalla semplicità di questo procedimento e dalla sua frequenza di utilizzo. Oltre a Varese e Milano, il processo civile telematico è stato adottato a Vigevano, Lodi, Napoli, Genova e Catania. «A Varese – spiega Marco Natola, delegato informatico dell’Ordine degli avvocati – su 650 avvocati, 160 sono possessori di smart card, tutti potenziali utenti del processo civile telematico. L’aspetto più importante in questa fase è la formazione. Comunque, siamo molto avanti sui servizi telematici, anche perché il presidente del tribunale è il referente informatico per il distretto della Corte di appello».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Gennaio 2009
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