Dionigi: “Avere nuove idee oggi non basta più”

Intervista al rettore dell'Insubria di Varese e Como. Dopo i dieci anni per l'ateneo si aprono nuove strade ma anche sfide da superare: prima fra tutte quella di affrontare il futuro con meno risorse

Progettare il futuro oggi è una sfida. Occorre fare i conti con la crisi, con i cambiamenti, trovare nuove idee e innovazioni. Chi meglio di un’università, ancor più se del territorio, potrebbe dare lo stimolo per un’inversione di marcia? «Sarebbe possibile, ormai tutti hanno compreso il ruolo strategico della scienza e della ricerca. Ma come possiamo farlo se le risorse vengono continuamente tagliate e le norme delle riforme ci mettono in difficoltà?». Avere dieci anni alle spalle, tante attività avviate e molti progetti in un momento come questo non basta. Lo spiega, in un’intervista a VareseNews, il rettore dell’Università dell’Insubria di Varese e Como, Renzo Dionigi.

Professor Dionigi, quali sono i nuovi obiettivi dell’Insubria, dopo il traguardo dei dieci anni?

«In un momento come questo non è possibile averne e, in ogni caso, non sapremmo fino a che punto saremo supportati dal Governo e dalle forze politiche. Avevamo una strategia ma abbiamo dovuto cambiarla per diversi motivi, perchè la riduzione dei fondi alle università ci costringe a chiudere e revisionare i nostri progetti. Avevamo 42 corsi di laurea e saremo costretti a revisionarli. Progettare il futuro purtroppo in questo momento significa tagliare.»
 
Questo vale anche per la ricerca?
«No, fortunatamente. Nel campo della ricerca abbiamo fatto notevoli progressi. Occorre però saper presentare dei progetti di ricerca accurati e presentarli là dove ci sono i soldi ovvero sui fondi europei e sulle grosse fondazioni: i progetti quando sono bene esposti e presentatti da persone che hanno un ottimo curriculum solitamente vengono finanziati»

La possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni potrebbe essere una soluzione contro i tagli alle risorse?
«Non è così scontato. Il ministero lascia libere le universitè di scegliere e non è il nostro caso in questo momento. Solo pochissimi atenei possono trasformarsi in questo modo. Si potrà invece adire a fondazioni esterne come ha fatto Varese con la
Fondazione Valcavi».
 
Un obiettivo storico dell’Insubria è quello di avere un campus. A che punto sono i lavori? Quali nuovi servizi saranno offerti agli studenti?
«Il campus è in fase di evoluzione. Nel frattempo abbiamo costruito l’edificio per economia e informatica a Bizzozero. Sempre in quell’area stiamo portando avanti i lavori per ultimare la colonia agricola e il ristorante per la pausa pranzo. Infine, inizieremo tra breve l’intervento per costruire il collegio e gli impianti sportivi. Stiamo realizzando adesso quello che avevamo sperato di conquistare dieci anni orsono».
 
In questo momento il mercato del lavoro deve fare i conti con la crisi che ha colpito l’economia globale. Che cosa consiglierebbe a un ragazzo che si è appena laureato?
«Gli suggerirei di rimanere vicino all’università che possiede i mezzi e le procedure per avvicinare gli studenti al mondo del lavoro. Abbandonarsi a se stessi dopo gli studi è un errore. Mantenere i contatti invece può fare la differenza: ci sono facoltà che riescono a garantire il posto di lavoro entro sei mesi come giurisprudenza o economia. Un aiuto importante inoltre può arrivare dai docenti che hanno seguito il loro percorso o la preparazione della tesi di laurea».

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Pubblicato il 20 Marzo 2009
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