Casa di riposo abusiva: l’Asl vuole chiuderla, i parenti contestano

Tensioni fuori dalla casa di riposo dove sono giunti i tecnici dell'Asl per convincere i pazienti a trasferirsi. Contestazione da parte di lavoratori e famigliari. Gutierrez: "Ce lo impone il TAR"




la casa di riposo ad AgraMattinata movimentata in quel di Agra dove si sono avuti anche attimi di tensione. Al centro dello scontro le sorti della casa di riposo gestita dalla cooperativa Nickolas, in via Roma 9. L’Asl, nel dicembre scorso, ha avuto mandato dal Tar di sgomberare la residenza perché priva della DIA ( Dichiarazione di inizio attività) indispensabile per lavorare in modo regolamentare.

Dopo aver tentato di rintracciare i parenti per poter spiegare loro la situazione e cercare soluzioni che limitino al massimo i disagi,  questa mattina alcuni funzionari dell’Asl si sono presentati fuori dai cancelli della residenza chiedendo di entrare e di incontrare i pazienti per capire il loro giudizio: « Anche questa volta non ci hanno permesso di entrare – ha spiegato il Direttore Sociale dell’Asl Lucas Maria Gutierrez –  Tranne una volta che facemmo un’ispezione su mandato della Regione per capire chi fossero e cosa succedesse all’interno della struttura, non abbiamo più potuto mettervi piede. Non sappiamo, quindi, nemmeno se sono rispettati gli standard assistenziali. Abbiamo avuto persino grandi difficoltà a rintracciare i parenti per spiegare cosa sta accadendo».

Sconcertata da tanto accanimento, viceversa, è la responsabile della Cooperativa, Manola Scodeggio, preoccupata dalle reazioni dei suoi pazienti: «Ne ho dovuto persino far ricoverare uno in ospedale…». Al suo posto, parlano gli avvocati Giustino Massaro e la collaboratrice Barbara Benelli: « Siamo davanti a un paradosso. Questa attività non ha ottenuto la DIA perché c’è una questione giudiziaria ancora pendente relativa alla proprietà dello stabile. La cooperativa, però, occupa questa struttura in base ad un regolare contratto di affitto che non è stato messo in discussione. Se anche l’attività venisse spostata, quindi, qui dentro non potrebbe entrare nessun altro, almeno finchè non ci sarà lo sfratto. Alla luce di questi avvenimenti, e considerando l’alto gradimento che gli ospiti hanno della residenza e del gruppo di lavoro creato, sarebbe un’ipotesi auspicabile quella di avere dall’Asl un tempo congruo per cercare un’altra sede senza smettere, nel frattempo, l’attività. Se ci tolgono i pazienti, siano costretti a chiudere e a perdere un’esperienza che è sostenuta e gradita da tutti, pazienti e parenti. Ci sono state ben 17 ispezioni, 14 dell’Asl e 4 dei Nas, tutte negative».

A dimostrazione dell’affetto, questa mattina, fuori dai cancelli, c’erano anche i famigliari che hanno dichiarato la netta contrarietà al trasferimento.

All’interno della casa di riposo sono ospitati 40 pazienti, accuditi da medici, infermieri, OSS e ASA, in tutto circa 30 persone, a cui vanno aggiunte un’altra cinquantina di figure tra manutentori, uomini delle pulizie e medici specialisti. Il costo della retta è di 1800 euro mensili comprensivi di tutti i servizi sanitari, assistenziali, alberghieri e ricreativi: «Come sindacato siamo molto preoccupati – ha spiegato Giovanni Podda, delegato Cisl – sia per le conseguenze sui pazienti sia per il rischio di perdere così tanti posti di lavoro in un comune dove le occasioni di impiego sono scarse. La struttura è d’eccellenza e non grava minimamente sul bilancio pubblico ( la cooperativa e i pazienti non percepiscono alcun finanziamento). Si rischia di eliminare una realtà produttiva molto fiorente».

Sulla questione è intervenuto anche il sindaco di Agra, Andrea Ballinari: « Ha detto che si muoverà subito per costituire un tavolo tecnico dove saranno invitati tutti i soggetti coinvolti». Ha raccontato l’avvocato Benelli.

«Io non sono al corrente di alcuna mediazione – ha replicato il dottor Gutierrez – so soltanto che dobbiamo rispettare un’ordinanza del Tar che ci impone lo sgombero. Se la cooperativa avesse voluto, avrebbe avuto tutto il tempo per cercare una soluzione, dato che dal 2008 opera senza autorizzazione. Comunque, se dovesse esserci una soluzione migliore questa sarebbe sicuramente ben vista: a noi preme soprattutto la tutela dell’anziano, persona fragile che va tutelata. Sentiremo il Tar per capire quali saranno i nostri passi successivi».




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Pubblicato il 21 Gennaio 2010
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