Al funerale di Carla il sindaco piange dal pulpito
Il delitto delle mani mozzate: le esequie della vittima seguita con grande partecipazione popolare
Cerimonia piena di gente, chiesa gremita. Il sindaco piange dal pulpito, una lunga fila di persone accompagna Carla Molinari al cimitero. La squadra mobile riprende tutto e fotografa. Tra la gente anche la figlia di Carlo Piccolomo, Tina, la donna che ha accusato il padre di aver ammazzato la madre e che è convinta abbia ucciso ancora.Frammenti di un pomeriggio importante per Cocquio Trevisago, il paese che ha dato l’ultimo saluto a Carla Molinari, uccisa il 5 novembre nella sua villetta. Monsignor Luigi Stucchi ha pregato per la donna e ha detto ai suoi concittadini che è arrivato il momento di «chiudere questo capitolo doloroso e angosciante». Don Ervè Simeoni ha invitato alla comprensione e al pentimento e ha chiamato sul pulpito il sindaco, visibilmente emozionato. Mario Ballarin ha pronunciati frasi rotte ed è scoppiato a piangere alla fine del suo intervento. Alla cerimonia hanno assistito i parenti, i cugini, alcuni consenti e amici ma soprattutto tanta gente comune: la giunta comunale, il vicario arcivescovile don Stucchi, che ha concelebrato, e una nutrita rappresentanza degli investigatori che hanno condotto l’inchiesta; la squadra mobile prima di tutto (con il questore) e la polizia locale del medio Verbano. Erano presenti anche i carabinieri della stazione locale.
Ma è stato soprattutto il lungo corteo di gente che ha accompagnato la salma fino al cimitero a dare, definitivamente, la sensazione della partecipazione popolare, di un paese che, come ha ricordato il sindaco, non conosceva a fondo la vittima, ma ha imparato in questi mesi, in qualche modo, a volerle bene, perché «non meritava di morire così».
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