A Cocquio Trevisago “l’esperimento“ che trasforma l’agricoltore da stagionale a tempo indeterminato

Due stranieri assunti a contratto così da lavorare tutto l’anno grazie a terreni dati in comodato da privati. "Un progetto dove piante e persone sono 'messe a dimora'”. Venerdì 3 marzo la proiezione del film “Cartoline da Pozzallo”.

A Cocquio Trevisago il progetto di integrazione sociale passando per l\'agricoltura

I braccianti in agricoltura? Non devono lavorare in nero. Ma anche di più: perché non uscire dall’ottica strettamente legata al concetto di stagionalità, così da garantire a chi si impegna in un lavoro duro e faticoso a poter godere di un contratto che assicuri continuità anche per i rimanenti mesi dell’anno?

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IL PROGETTO
Non è un’utopia quella in cui credono all’associazione di volontari Di-Kun-Tu di Cocquio Trevisago che non a caso fonda su di uno slogan importante: “L’gricoltura come strumento di inclusione sociale” (e anche un altro, che molto attira: “Un progetto dove piante e persone sono ‘messe a dimora’”)
«Siamo nati a marzo del 2021, con lo scopo di finanziare un progetto di agricoltura sostenibile e solidale; sostenibilità a tre livelli: sociale, economico e ambientale. Per questo sono attualmente assunti con contratto regolare e a tempo indeterminato due ragazzi stranieri regolarmente presenti sul nostro territorio, rompendo lo schema classico in agricoltura delle assunzioni stagionali che non permettono ai lavoratori una stabilità economica e sociale», spiega Rosamaria Bricchi, una delle volontarie che ha fondato l’associazione.

IL RISPETTO DEL TERRITORIO

«Oltre a queste finalità evidenti, mi piace sottolineare che l’impatto del progetto sul territorio è stato maggiore di quanto si potesse immaginare, poiché ha invitato in modo delicato le persone che partecipano, a riflettere su temi come qualità del cibo che consumiamo, importanza del “Km0“ e degli imballaggi, rischi e difficoltà dell’agricoltura, importanza della stagionalità di ciò che acquistiamo. Nei nostri orti non si usano pesticidi né fertilizzanti…e si sente! I nostri prodotti vengono forniti in cassette di plastica che poi vengono riutilizzate la settimana seguente; le verdure delicate avvolte in sacchetti di carta riciclati dai soci».

I CAMPI
In questi due anni scarsi molto è stato fatto: il primo anno i volontari si sono concentrati sull’allestimento dei campi, due terreni in comodato d’uso gratuito messi a disposizione da privati; «il secondo anno abbiamo dato vita con la Fondazione Sacra Famiglia di Cocquio ad un progetto in cui i ragazzi disabili ospiti della struttura possano partecipare alle attività in un terreno abbandonato, appartenente alla Sacra Famiglia e datoci in comodato d’uso, che abbiamo riqualificato per permettere la coltivazione. Tutto questo è stato possibile anche grazie ad un finanziamento della Fondazione La Sorgente, che ci ha permesso di sviluppare i nostri progetti.
Ora come ora, stiamo finalizzando un contratto di comodato d’uso gratuito con un’altra realtà di Cocquio, dove sperimenteremo nuove tecniche di coltivazione, con l’utilizzo di microorganismi».

IL FILM
L’associazione porta avanti anche momenti di formazione e divulgazione culturale. Infatti venerdì 3 marzo al Salone Teatro Soms di Cocquio Trevisago, verrà proiettato il film “Cartoline da Pozzallo” scritto e realizzato da Ivano Guido. Il documentario pone sotto osservazione alcuni mutamenti occorsi nella cultura e nel comportamento degli italiani. Cambiamenti che si sono venuti ad evidenziare nel corso degli ultimi decenni anche attraverso le reazioni al forte movimento migratorio che coinvolge la nostra nazione e il continente europeo. Pozzallo è uno dei porti maggiormente coinvolto dagli sbarchi e la costa ragusana tra quelle colpite dalle tante sciagure del mare.Le “cartoline” cui si riferisce il titolo sono le storie raccolte a Pozzallo e le foto che Massimo Assenza ha scattato in oltre vent’anni di sbarchi. Dalla Francia, una ex profuga italiana dalla Tunisia a Pozzallo, nel ’45, sottolinea che quanto osserviamo oggi è avvenuto appena l’altro ieri e sui barconi, allora, c’eravamo noi.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 17 Febbraio 2023
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