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“La fusione Sea-Sacbo? Serve solo a nascondere il fallimento di Malpensa”
Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente, boccia su tutta la linea l'operazione che le due società stanno ormai valutando dal punto di vista operativo
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La fusione tra Sea e Sacbo? «Un nuovo scivolone lombardo». A bocciare fin da subito l’ipotesi ormai messa sul tavolo è Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia. La manovra sull’asse Malpensa-Linate-Orio è paragonata da Balotta al «disastroso matrimonio tra ferrovie nord e le FS che hanno dato vita a Trenord», considerata dal responsabile Legambiente come foriera di «più costi pubblici, meno efficienza e meno qualità dei servizi»
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«Tutte le dichiarazioni politiche e le indiscrezioni filtrate fanno pensare che ci sarà il via libera all’operazione di concentrazione. La fusione di Sea con Sacbo cioè tra due concessionari monopolisti degli scali di Malpensa, Linate e Orio al Serio avrebbe conseguenze complessivamente negative sia sui passeggeri che sulle compagnie aeree che operano sugli scali di Malpensa, Linate e Orio al Serio». Ma perchè l’operazione non piace? «Nonostante la costituzione di un gruppo dalle dimensioni ragguardevoli da 800 milioni di fatturato e con 40 milioni di passeggeri sarà difficile raggiungere economie di scala cioè il risparmio derivante dalla produzione congiunta di prodotti i medesimi fattori produttivi», garantisce Balotta.
«La fusione sembra più una risposta campanilista al polo Veneto Venezia Treviso Verona appena costituito. Mentre traspare la necessità di mascherare la gestione fallimentare di Malpensa che dura dalla sua nascita (1998) ad oggi. Il tentativo è di forzare, nonostante il mercato sia contrario, il trasferimento di voli passeggeri e merci nello scalo agonizzante della brughiera. Scalo che ha provocato la pesante situazione finanziaria di Sea esposta ad un debito consolidato di quasi 500 milioni».
Balotta collega l’operazione direttamente ad una delle questioni più calde intorno a Malpensa: la mai del tutto sopita ipotesi della terza pista. «Inoltre la nuova massa critica aeroportuale servirebbe per sostenere finanziariamente il piano di investimenti che prevede una inutile terza pista e la immobiliarizzazione di Sea. Le sirene della società di gestione milanese puntano a rispondere con il traffico di Bergamo alle loro pesanti inefficienze dato che lo scalo bergamasco, circondato dalle case, ha raggiunto e superato i suoi limiti operativi ed è sottoposto a pesanti proteste dei cittadini per l’eccessivo numero di voli».
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