“Profughi, ogni Comune deve fare la sua parte”
Eliseo Sanfelice rilancia: "Serve una ripartizione in piccoli nuclei tra tutti i Comuni, la concentrazione in pochi punti è pericolosa"

«Sull’accoglienza ai profughi ogni Comune deve fare la sua parte». Eliseo Sanfelice, già consigliere comunale di Samarate, torna sul tema “caldo” dei richiedenti asilo ospitati nella cittadina vicino a Malpensa. «Da mesi lo ripeto: per integrare davvero queste persone servono piccoli nuclei diffusi, serve che ogni Comune faccia la sua parte e non si creino concentrazioni in poche località», spiega Sanfelice, riferendosi anche all’appello ai Comuni diffuso nelle settimane passate da Silvio Aimetti e Fabio Passera, sindaci rispettivamente di Comerio e Maccagno con Pino e Veddasca (due Comuni che hanno sperimentato l’accoglienza in piccoli nuclei).
Il punto di partenza è infatti la situazione particolare di Samarate in questo momento, con due centri di accoglienza gestiti da privati su incarico della Prefettura: in una villetta tra Samarte centro e San Macario sono ospitati – a seconda dei momenti – dai 25 ai 30 ragazzi (è la realtà più complessa: i giovani hanno più volte protestato contro il gestore, l’ultima mercoledì scorso); il secondo centro, appena aperto ai margini del centro storico di San Macario, ospita altre decine di richiedenti asilo, che per mesi dovranno attendere che la Commissione ministeriale si pronunci sulla loro domanda di asilo in Italia.
«C’è una concentrazione altissima in un unico luogo, rispetto ad altri nei dintorni» ragiona Sanfelice. Che – libero da posizione istituzionale – ha già in passato fatto “nomi e cognomi”: «Perchè a Samarate oltre 50 profughi e a Ferno e Lonate nessuno? Così si creano ghetti: questi ragazzi, catapultati qui dall’oggi al domani, verranno guardati in maniera ostile da tutti, in questa situazione in cui non si fa in tempo a preparare il terreno, a costruire percorsi d’integrazione per superare la paura. O si ragiona di equilibri e ripartizione tra tutti i Comuni in modo equilibrato o la situazione rischia di diventare pericolosa: non si possono concentrare così tante persone in condizioni come quelle attuali».
E Sanfelice critica apertamente anche la “filiera” dell’accoglienza ai richiedenti asilo, in cui la Prefettura deve smistare gli arrivi tra strutture presenti sul territorio, attivate man mano per lo più da privati, più o meno storicamente impegnati sulla questione (dalla Caritas a società private costituite in pochi mesi). «Non si può più dare i profughi in mano semplicemente a chi ha caseggiati liberi e concentra persone per fare economia: la Prefettura deve obbligare i Comuni a ospitare sulla base del numero di abitanti, così che ognuno poi si prenda la sua responsabilità, ma che ci sia solidarietà verso i Comuni che già hanno accolto».
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