“Rinuncia alla città metropolitana? Solo per avere un titolo sul giornale”
Il consiglio comunale ha approvato la definitiva non adesione alla città metropolitana. Ma il capogruppo del Pd, Licata, sottolinea: "Era da discutere dopo il referendum, adesso è inutile"
«Come si può rinunciare ad un adesione se nessuna richiesta di adesione in essere esiste? Perché la Lega ha voluto a tutti i costi portare questo punto in consiglio comunale quando non c’era nessuna necessità di discussione visto che ad oggi nessun iter di adesione all’Area metropolitana è oggetto di verifica da parte della Regione? Il dubbio che punto all’ordine del giorno fosse solo uno specchietto per le allodole, per avere qualche titolo di giornale fondatamente viene». È la presa di posizione del capogruppo del Partito Democratico, Francesco Licata, dopo il passaggio formale in consiglio comunale voluto dall’amministrazione della Lega Nord per rinunciare definitivamente all’adesione alla Città Metropolitana Milano.
«Inutile e sbagliata anche la scelta sul momento – spiega Licata -: infatti sulle province si avvierà una discussione solo dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre. Se vincesse il Si, si completerebbe il processo di superamento delle vecchie Province iniziato con la legge Del Rio nel 2014. ”al posto delle Province subentreranno enti di secondo livello normati da una disciplina statale e modellabili da ogni Regione, nei confini e nelle funzioni, secondo le peculiarità di ogni territorio”. Se prevalesse il No andrebbero comunque riviste perché la Del Rio stessa si è esaurita ed deve essere implementata».
«Vale la pena poi di ricordare a proposito degli attuali confini provinciali che questi avrebbero dovuto essere ridisegnati su proposta in primis delle regioni – prosegue il capogruppo -. Sul tema ne abbiamo sentite di ogni dall’attuale Presidenza Maroni che teorizzò addirittura il macro cantone dell’Insubria dove Varese doveva essere accorpata con Como. Altro che Milano, in quel caso il capoluogo sarebbe stato Como. In conclusione, quando verrà il momento, Saronno sarà solo uno degli attori coinvolti nel ridisegno eventuale dei perimetri dell’area Vasta e probabilmente, ne sono convinto, sarà lì il caso di sedersi intorno ad un tavolo è soprattutto di coinvolgere i cittadini nella scelta».
Conclude: «Le maggioranze cambiano sia in regione che nei comuni e nelle province. Una soluzione condivisa è duratura, se la questione si riduce invece ad un Derby tra fazioni difficilmente si potrà arrivare ad un soluzione che resista nel tempo. Non temo i vaticini o le tesi millenaristiche di chi paventa la riduzione della nostra città ad un sobborgo o la possibile scomparsa della nostra identità, in primis perché le province o future aree vaste/metropolitane non superano o esautorano i singoli consigli comunali ed in secondo luogo, soprattutto, perché quando una comunità e forte, con radici forti, non deve temere di aprirsi verso l’esterno perché così facendo non può altro che migliorare. Per la cronaca la farsesca delibera è stata approvata con i voti favorevoli di Lega, FdI, Saronno al Centro ed Unione Italiana. Contrari PD, TuåSaronno. Astenuta Forza Italia».
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