I sindaci leghisti disertano la cerimonia
Gli eletti del Carroccio obbediscono in massa al diktat di Salvini: i pochi che si fanno vedere, lo fanno senza fascia e solo in alcuni momenti
Fedeli alla linea salviniana, i sindaci leghisti disertano in massa l’anniversario della Repubblica Italiana e il resto delle celebrazioni del 2 giugno.
Il richiamo di Matteo Salvini era netto e non si poteva discutere: «si tengano lontani da qualsiasi celebrazione». La linea del segretario leghista era chiara, polemica verso lo Stato centrale, in particolare sul tema dell’immigrazione: «Non c’è nulla da festeggiare con prefetti che stanno riempiendo l’Italia di immigrati».
E in effetti di sindaci dichiaratamente leghisti non se ne sono visti. Nessuno, di certo, in piazza della Repubblica, al momento più formale, davanti al monumento ai Caduti. Qualcuno lo si è visto dopo, ai margini del corteo o per strette necessità istituzionali.
Si è affacciato – senza fascia tricolore – il sindaco di Castronno Luciano Grandi, al passaggio del corteo. Nella sala della Camera di Commercio c’era invece il sindaco di Gallarate Andrea Cassani. Anche lui ha disertato il momento in piazza Repubblica, si è presentato senza fascia tricolore. L’ha indossata solo per un breve momento per consegnare l’Onoreficenza al merito della Repubblica a un gallaratese, poi se n’è andato. Come a dire: minimo indispensabile, ma soprattutto nessun omaggio alla Repubblica.
A Saronno il sindaco padano Alessandro Fagioli ha cancellato la celebrazione del 2 giugno (che è stata però garantita “dal basso” dai cittadini).
C’erano invece tanti altri sindaci (o vice o assessori) della provincia, a partire da quelli che hanno visto premiati propri concittadini. Ma anche altri “primi cittadini” – delle valli, della zona di Malpensa, un po’ di tutte le zone – hanno scelto di presenziare all’evento istituzionale nel capoluogo.
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