
I mercenari che vanno a combattere per Putin
Le frontiere aeroportuali sono anche sentinelle d'intelligence: un'inchiesta dell'Espresso racconta anche il transito di chi va a combattere in Ucraina

I mercenari 2.0, nei conflitti odierni, si muovono in aereo. Niente viaggi avventurosi e clandestini, si passa dagli aeroporti, anche da Malpensa.
Lo racconta il magazine L’Espresso, con una inchiesta approfondita curata da Paolo Biondani e Giovanni Tizian, che passa appunto anche dal principale aeroporto internazionale del Nord Italia. Una inchiesta dedicata alla guerra tra l’Ucraina e i separatisti filorussi: dalle informazioni d’intelligence – raccolte anche negli aeroporti, dalla Polizia – emerge uno scenario fatto di mercenari “puri” che si muovono per soldi, ma anche di molti che lo fanno anche per affinità ideologica, per simpatia verso Putin, spesso da posizioni di destra estrema

Ore 22.30, aeroporto di Malpensa. La polizia di frontiera ferma per un controllo quattro cittadini italiani. Tre di loro sono quasi colleghi: c’è un carabiniere congedato, un ex poliziotto e un vigilante privato ancora in servizio. Sono scesi da un volo Mosca-Milano, ma si scopre che hanno trascorso un periodo di ben quattro mesi nel Donbass, la regione ucraina dove dal 2014 si combatte una guerra civile tra l’esercito di Kiev e i separatisti sostenuti da Putin. Interrogati separatamente, i quattro si contraddicono in più punti, ma concordano di aver compiuto quel viaggio per cercare un loro amico, forse ricoverato in un ospedale di Lugansk, altra capitale filorussa dell’Ucraina
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