A casa da scuola con mamma o papà, “Una sentenza che mortifica”
Una sentenza della Cassazione ha gettato nel caos le scuole. I dirigenti divisi tra la necessità di assecondare l'autonomia e l'ansia della condanna penale
Mai più a casa da soli. Una sentenza della Cassazione che ha condannato preside e Ministero per la morte di un ragazzino ucciso da un pullman all’uscita da scuola, creando ansie e preoccupazioni tra i dirigenti del ciclo primario.
Mentre per asili e primarie, il sistema della consegna ai genitori (o loro delegati) è ormai consolidato, per il triennio delle medie si era optato per un’alleanza scuola famiglia nel percorso di crescita autonoma del ragazzo ormai adolescente.
Nel maggio scorso, il pronunciamento ha gelato quella prassi. Così, si è innescato un blocco dell’autonomia dei ragazzini, persino dei quattordicenni, che il codice penale vuole incapace e prevede una condanna a carico di chi lo abbandoni dai sei mesi ai cinque anni.
Nel Varesotto, le rispose alla nuova emergenza sono molteplici. Si va dal freno globale al mantenimento del vecchio modello.
«Si è voluto mortificare la scuola – commenta con amarezza Luisa Oprandi , dirigente dell’istituto comprensivo Vaccarossi di Cunardo – pur con grande rispetto e dispiacere per il ragazzino ucciso dal pullman, io credo che sia un eccesso impossibile da far rispettare».
La dirigente ha così coinvolto i sindaci dei comuni che afferiscono al suo territorio per trovare una soluzione: «Per ora io stessa accompagno gli alunni alla fermata dell’autobus e aspetto che arrivi per affidarli all’autista. Non posso chiedere al personale scolastico di accollarsi quest’onere».
Per evitare problemi, la dirigente ha previsto un sistema protettivo di uscita: consegna al cancello ai genitori o allo scuolabus che entra nel cortile o al pedibus che parte dalla stessa scuola: «Chi fino a oggi tornava a casa a piedi da solo dovrà per forza entrare nel pedibus – spiega la dirigente – convocherò i genitori per spiegar loro cosa sta succedendo. Con i sindaci risolveremo anche il problema dell’accompagamento alla fermata del bus».
Un approccio garantista dell’autonomia degli adolescenti è invece quelli scelto da Antonio Antonellis, dirigente del comprensivo Varese 3 : «Dallo scorso anno abbiamo adottato un regolamento chiaro. Per la primaria siamo molto rigidi: consegna diretta a genitori o incaricati per tutti e 5 gli anni . Per la secondaria, abbiamo interpretato sentenze e circolari in maniera più elastica, cercando un patto di alleanza con le famiglie per il percorso di autonomia degli adolescenti. A parte casi particolari, riteniamo che questa sia l’età giusta per cominciare il percorso di crescita autonoma. È chiaro che l’ansia rimane ma il dialogo tra le parti é fondamentale».
Il problema per tutti é quel vuoto normativo da colmare: «Il Ministero dovrà intervenire – commenta Antonellis – non può ricadere tutto sui dirigenti. Ci vuole al più presto la certezza giuridica».
LE TESTIMONIANZE DEI GENITORI
Abbiamo chiesto ai nostri lettori alcune testimonianze su come funziona nelle scuole della provincia di Varese e, in effetti, il problema è molto sentito.
Dall’istituo di Varano Borghi un genitore ci spiega: «Il primo giorno di scuola è arrivata la circolare che vieta l’uscita autonoma con delega del genitore. Nessun preavviso, nessun incontro con la preside. Enormi difficoltà per le famiglie. Chi ha poi deciso di utilizzare il pulmino comunale per fare pochi metri, non ha trovato il posto. Ragazzi che andavano a pranzare dai nonni costretti a rimanere a scuola. Più spese per le famiglie, meno autonomia ai ragazzi. Chi può intervenire per ripristinare le deleghe per l’uscita autonoma?»
Anche all’istituo comprensivo Anna Frank di Biandronno da quest’anno sembra funzonare così: «Da quest’anno – spiega un genitore – i ragazzi devono essere prelevati da un genitore o persona adulto, maggiorenne delegata dai genitori».
Una mamma di una scuola di Gallarate spiega che «nella nostra scuola i “bambini” possono uscire da soli solo se ad inizio anno si è dato ovviamente il consenso a farlo, mentre per uscite anticipate al solito orario vanno per forza recuperati da un adulto che se non è il genitore deve rientrare nei delegati indicati sempre a settembre, per loro fare quel pezzettino a piedi è importante li fa sentire grandi e li responsabilizza»
E nelle vostre scuole come funziona?
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