Astuti, il sindaco dei bambini

Parte con l'intervista al sindaco uno speciale dedicato a Malnate. Samuele Astuti è stato eletto in Consiglio regionale e dovrà dimettersi

samuele astuti pd

 

“Mamma, ma perché c’è la faccia di Samuele sui muri?”

La bambina avrà si e no otto anni e guarda con curiosità il manifesto elettorale del sindaco della sua città. Lo riconosce e vuole sapere cosa sta succedendo.

È difficile trovare una metafora migliore (e la scena descritta non è inventata) per raccontare cosa sia l’amministrazione comunale a Malnate.

“Si presenta alle elezioni e se vince non sarà più sindaco…”

Di fronte alla risposta della sua mamma, la bambina non ha avuto dubbi: “Nooooo. Allora deve perdere!”

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Invece non è andata così e la piccola dovrà rinunciare al suo sindaco. Samuele Astuti ha fatto un pieno di voti e arriverà al Pirellone come il consigliere regionale più votato della provincia di Varese. Una scelta e un risultato che portano con sé le dimissioni da primo cittadino. L’amministrazione proseguirà per un anno l’attività guidata dall’attuale vice sindaco.

Cosa direbbe a quella bambina che sperava che lei questa volta perdesse?

«Pensare a quella bambina mi fa felice. – Astuti sorride e gli si illuminano gli occhi. – I bambini e i ragazzi mi conoscono tutti e questo significa due cose. La prima è che abbiamo lavorato bene in questi anni. La seconda è che aumentano le mie responsabilità. La Lombardia è famosa per la sua capacità di intraprendere, per lo sviluppo economico, ma non per l’attenzione ai bambini. Tra le altre cose questo sarà un punto qualificante del mio impegno come consigliere regionale».

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Lei ha fortemente voluto che Malnate diventasse la Città dei bambini. Perché e soprattutto cosa significa?

«La mia scelta di candidarmi a sindaco è nata dopo la lettura del libro di Francesco Tonucci che ha come titolo proprio La città dei bambini. Un dono importante di Donatella Centanin che mi ha cambiato la vita. Da quella lettura nasce un lavoro collegiale per dare una dimensione culturale a Malnate. Mettere al centro i bambini non significa fare più parchi giochi o maggiori servizi all’infanzia. Si tratta di mettere in atto un cambiamento culturale che si costruisce partendo dai bambini. La questione non riguarda le loro esigenze, ma la loro visione della città. A volte abbiamo detto di no alle loro richieste perché non sembravano giuste, ma abbiamo sempre prestato la massima attenzione a quello che loro suggeriscono perché migliora la vita di tutti. Grandi e piccoli».

Non la preoccupa interrompere il suo mandato che sarebbe scaduto nel 2020?

«Non vado via da Malnate, ma soprattutto ci sono le condizioni perché il gruppo che ha lavorato fin qui possa continuare e fare anche meglio di quello che abbiamo fatto finora. Sono sereno perché l’esperienza dell’amministrazione proseguirà bene».

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Sette anni fa lei scelse l’arancione, colore che avrebbe portato fortuna anche a Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli. Come mai decise di candidarsi a sindaco?

«Fare il sindaco è il lavoro più bello del mondo. Insieme con una squadra che ha condiviso il cammino, sognavo di portare un cambiamento alla città dove sono nato e dove vivo. Mi animava anche la volontà di stare vicino alle persone più in difficoltà».

I suoi sono stati sette anni attraversati da una crisi economica pesante. Come li ha vissuti?

«In questi anni sono cambiate tante cose e sono entrate in crisi e in condizioni di povertà persone insospettabili. Genitori separati, cittadini che hanno perso il lavoro, imprenditori che hanno dato fondo a tutti i propri risparmi cercando di salvare l’impresa senza riuscire. Situazioni davvero difficili. Il nostro lavoro è stato quello di costruire soluzioni personalizzate con risultati alterni. A volte siamo riusciti, altre no».

Malnate ha tante esperienze solidali. La Finestra, la squadra di baseball per non vedenti e tante altre. Come mai?

«Questo è nel dna della città. Da sempre c’è una forte attenzione verso chi rischia di esser escluso. Ho visto cose che ritenevo quasi impossibili. Questo mi ha fatto imparare che se la comunità è coesa niente è impossibile. A Malnate ci sono tantissime realtà che si impegnano e sono pronte a cercare soluzioni per le persone in difficoltà»

Il suo è un comune di frontiera. Quanto incidono i frontalieri?

«I lavoratori che tutti i giorni vanno a lavorare in Svizzera sono il 15-20% degli occupati. Un numero che continua ad aumentare, ma soprattutto a cambiare. Negli ultimi 20 anni i profili professionali hanno subito un mutamento rilevante. Oggi la richiesta è di personale altamente specializzato. Con questo è cambiata anche la qualità della vita per le famiglie».

Perché ha scelto di andare in regione?

«Ho sempre lavorato e in questi anni ho mantenuto la mia attività professionale. Amministrare Malnate mi ha permesso di acquisire altre competenze perché per farlo bene è necessario conoscere e saper applicare le norme. Era maturo il tempo di una scelta diversa che andasse ad incidere a un livello superiore. Continuerò ad occuparmi della mia città pensandola inserita in un contesto più ampio come la Regione. I temi che mi vedranno più impegnato sono quelli che avevo indicato in campagna elettorale: le infrastrutture, la sanità, il welfare e l’innovazione».

Quali sono i ricordi più brutti e più belli di questi sette anni?

«La più bella esperienza è stato il primo consiglio dei bambini. La più dura la morte improvvisa di due amici Francesco Saverio Prestigiacomo ed Eugenio Paganini».

Con l’intervista al sindaco Samuele Astuti iniziamo uno speciale tutto dedicato al comune di Malnate. Nei prossimi giorni usciranno diversi articoli che racconteranno realtà, progetti, storie di questa comunità di frontiera. 

“Partecipa allo speciale” – marketing@varesenews.it

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

La libertà è una condizione essenziale della nostra vita. Non ci può essere libertà senza consapevolezza e per questo l’informazione è fondamentale per ogni comunità.

Pubblicato il 24 Marzo 2018
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