Taxi non accessibili per i disabili, lo sfogo su Facebook di Simone

Lo sfogo di Simone Gambirasio, trentenne disabile, che sulla sua sedia a rotelle viaggia e gira il mondo spesso e volentieri, ma a Milano ha trovato non poche difficoltà per rientrare dal Fuorisalone

Avarie

Un guasto ai treni, un taxi che non si trova, una notte da dimenticare.

Lo sfogo, pubblicato sulla sua pagina Facebook, è di Simone Gambirasio, trentenne disabile, che sulla sua sedia a rotelle viaggia e gira il mondo spesso e volentieri.

Impiegato in una nota società che si occupa di viaggi online, ha passato giovedì una serata a Milano per seguire gli eventi del Fuorisalone. Fin lì tutto bene, poi però il ritorno si è trasformato in un’odissea: nn c’è stato verso di trovare un taxi predisposto per il trasporto di persone disabili.

“Bella Milano, bello il Salone, bello il brio di una città moderna. Poi accade che sei disabile, ti fai prendere dall’entusiasmo, credi di vivere in Europa e il giovedì sera ti azzardi a cercare un taxi per portatori d’handicap. Risultato? 3 telefonate, 45 minuti d’attesa totali e nessun taxi trovato. Gli operatori, alla richiesta di un taxi accessibile, prima sbuffano, poi ti mettono in attesa, poi dopo 15 minuti fanno cadere la linea. Solo il terzo ha la “cortesia” di confessare “ma non ci sono, sono pochissimi”. Ah ecco”.

È stato il padre di Simone che da Bolladello di Cairate ha preso la macchina ed è andato a recuperare il figlio a Milano.

Simone, che come detto viaggia ed è abituato ad avere a che fare con strutture ricettive e mezzi di trasporto in ogni parte d’Europa, lancia un “j’accuse” nei confronti dei tassisti milanesi e della stessa città, che si crede europea, ma deve farne di strada per essere al passo con altre grandi città…

“Dato che ieri Trenord ha deciso di sopprimere tutti i treni per Busto (!) il risultato è stata una notte alla ricerca di un hotel accessibile (in pieno Salone del Mobile) per non dover dormire in strada. Sul suo sito il Comune di Milano parla di 41 taxi per disabili in circolazione: io non sono mai riuscito a prenderne uno. A Londra, che europea non sarà ma a questo punto anche io voglio la mia Brexit personale da un Paese di pezzenti, ogni taxi con licenza deve essere accessibile. Cari taxisti, ci tenete tanto alle licenze, vero? Sono garanzia di qualità e servizio alla cittadinanza. Allora iniziamo a obbligare tutti i taxisti che cambiano auto a prenderne una accessibile. Non ad agevolarli (se li agevoliamo) ma ad obbligarli. Altrimenti vi meritate Uber. Anche perché il servizio d’auto con conducente, per disabili, a Milano c’è: fa prezzi da strozzini, ha conducenti imbarazzanti e spesso non fa ricevuta. Stranamente, però, di quella concorrenza i tassisti non si preoccupano troppo. ATM ha anche il coraggio di sponsorizzarla come alternativa ai suoi disservizi. Forse sarebbe il caso di pensare seriamente ai servizi per disabili. In caso contrario chiederei al Comune di Milano di continuare pure a limitarci la libertà, ma con un piglio più degno dei sui predecessori dittatoriali: mettete pure il coprifuoco, dite che i disabili alla sera non possono uscire. Chiudeteci in casa come Pamela Prati al Grande Fratello. Noi forse, come Pamela Prati, continueremo comunque a rompere le scatole”.

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Pubblicato il 20 Aprile 2018
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