FedEx bloccata per un giorno. “È un’azienda sana ma licenzia per subappaltare”
L'azienda chiuderà 24 delle 34 filiali in Italia, tra cui quella che serve Varesotto e zona dei laghi: il lavoro non manca, ma sarà affidato ad appaltatori, per risparmiare. Dalla mezzanotte i lavoratori da mezza Lombardia e Piemonte sono in presidio all'hub merci dell'aeroporto
«FedEx è sempre stata un’azienda sana, di qualità. Un riferimento anche per i dipendenti di altri corrieri, che non a caso si sentono coinvolti». Alla Cargo City di Malpensa, negli anni, si sono visti tanti scioperi, con presìdi, bandiere e blocchi stradali. Ma mai una vertenza aveva toccato Fedex, gigante multinazionale che – dicono i lavoratori coinvolti – faceva della qualità del lavoro e del servizio un elemento qualificante. Fino a quando, pochi giorni fa, l’azienda ha annunciato un piano di ristrutturazione ad altissimo impatto: 315 licenziamenti in Fedex, la chiusura di 24 filiali su 34, un centinaio di trasferimenti nelle (poche) succursali rimaste, 46 esuberi anche nella controllata Tnt Express, acquisita nel 2016.
Lo sciopero è stato immediato. A Malpensa ha sede la filiale di Varese ma anche l’hub di distribuzione delle merci in arrivo o in partenza dall’estero: per queste qui sono arrivati i lavoratori di mezza Lombardia, dal Nord Milano, e dal vicino Piemonte.
«Nella filiale di Varese, qui a Malpensa, lavorano 34 persone, serve anche l’area piemontese del Lago Maggiore e il Legnanese» spiega Aldo Bodini, delegato sindacale. Ai lavoratori di Malpensa si sono poi aggiunti quelli di Monza (23 esuberi), di Biella (17), di Bollate, San Giuliano Milanese, della filiale di Galliate (Novara, 12) che è nata proprio da uno “spin off” di Malpensa e che impiega persone residenti nel Varesotto. «Arriverà nel pomeriggio anche una delegazione di Torino, dove sono 31 gli esuberi dichiarati».
Come detto, fino ad ora i licenziamenti e trasferimenti riguardano solo le filiali, ma la preoccupazione dei lavoratori è che il sistema di appalti e subappalti del lavoro finisca poi a toccare anche gli altri settori dell’azienda, che tra l’altro a Malpensa ha uno dei centri nevralgici per il nord Italia.
Ma perché un’azienda in salute, in Italia e nel mondo, compie una trasformazione così radicale: «Se chiude 24 filiali su 34 è evidente che l’intenzione è puntare su una estrernalizzazione con meno garanzie» dice Luca Bettoni, funzionario Filt-Cgil che segue le sedi di Bollate, San Giuliano e Cernusco sul Naviglio. L’idea che si sono fatti sindacati e lavoratori è che il vero modello di riferimento sia Tnt, anche perché il nuovo management Fedex viene proprio da Tnt. «Ma la Tnt ha attuato 1100 esuberi negli ultimi anni, ha una conflittualità molto alta, è un’azienda con problemi» continua Bettoni.
Fedex ha all’estero modelli diversi, basati anche sulle esternalizzazioni. Lo riconoscono anche i lavoratori, che però sottolineano come sia diverso il contesto italiano: «All’estero usano sì gli indiretti (lavoratori indiretti, ndr), ma qui in Italia l’appalto significa il ricorso alle cooperative, che hanno una qualità del lavoro discutibile» dice Eleonora La Monica, delegata di Bollate. È uno scenario di precarietà e di conflittualità – come si diceva in apertura – ben conosciuto a Malpensa, nel settore della logistica, dove l’uso delle cooperative (di fatto, spessissimo, solo formalmente controllate da lavoratori) significa lavoro con qualità più bassa e meno garanzie, continuo turnover di personale e sigle, fino ai casi eclatanti di cooperative che impiegavano in nero centinaia di lavoratori.
Sulle magliette dei dipendenti dell’azienda c’era uno slogan: “La Fedex che conosco non l’avrebbe mai fatto”. È un po’ la sintesi del rapporto tra società e dipendenti fino a ieri: «Era un matrimonio perfetto» dice ancora Aldo Bodini, che lavora come carrier in Fedex dal 1999 e che stanotte ha fatto il primo turno di presidio all’ingresso dell’hub. «Fedex metteva a disposizione 3mila dollari di formazione ogni anno per ogni dipendente» spiega ad esempio Eleonora La Monica. «Con quei soldi si poteva fare un corso d’inglese, qui tantissimi hanno competenze linguistiche. Era la base della qualità di un’azienda con clienti che affidavano anche 20-30mila euro di merce in un’unica spedizione».
Fin qui le ragioni. Quanto allo sciopero in sé, il presidio a Malpensa si è svolto senza disagi all’esterno: venivano bloccati solo i camion diretti in Fedex, guardato con discrezione da un ingente schieramento di polizia (e anzi: ad alcuni è stato concesso di fare manovra anche oltre il blocco). Unica nota dolente denunciata dal sindacato, la “serrata” della sede da una certa ora in avanti: «Inizialmente era stata data la possibilità di usare i bagni, ma successivamente ci hanno comunicato che se volevano farla fuori nel parcheggio potevano, ma non potevano usare i servizi» dice Bettoni della Filt-Cgil. «Trattamento riservato anche alle donne».
Sul fondo della lunga colonna di auto e camion parcheggiati non è mancata anche la solidarietà esplicita di lavoratori di altre aziende del comparto logistica, oggi divenuta industria centrale in Occidente. Oggi in Fedex, domani altrove? La preoccupazione c’è e con questa anche l’attenzione alla vertenza.
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