Bodio, il mondo sommerso si svela
Presentato lo studio che racconta la portata del sito Unesco. L’idea di una passerella sul lago per camminare sulle acque in mezzo alla storia
Sarà un sito Unesco “per tutti”, perché amato dai cittadini, coccolato dalle istituzioni riuscite a parlarsi e a lavorare assieme. Ma soprattutto perché chiunque, da oggi, sarà in grado di sapere cosa c’è là sotto, a pochi metri dalla riva, custodito da 4 metri d’acqua dall’età del “Bronzo medio”, che tradotto in datazione precisa vuol dire 1700 anni prima della nascita di Cristo: tutto raccontato da una pensilina “in trasparenza” studiata apposta per far leggere ai visitatori il contenuto di questo sito Unesco palafitticolo, un posto “da leggere” mentre si ammira la bellezza del lago.
Un lavoro durato diversi anni, e che si basa sugli studi della Sovrintendenza eseguiti dopo il 2004 e che hanno reso possibile conoscere i segreti di questo villaggio oramai sommerso che si trova sì a Bodio Lomnago – vera capitale di questo regno perduto – «ma in realtà anche in diverse altre località del lago di Varese», come spiegano dal Comune, con grande orgoglio per la consapevolezza di un momento importante, culmine di un “sistema” fatto insieme alla Regione e con tutti gli altri player che si sono mossi attorno a questo progetto.
Il sito è entrato a far parte del patrimonio mondiale UNESCO nel corso della 35° sessione del Comitato del patrimonio tenutasi a Parigi il 29 giugno 2011. Quello presentato oggi in Comune a Bodio dal sindaco Eleonora Paolelli e alla presenza dell’assessore alla cultura di Regione Lombardia Stefano Bruno Galli consiste proprio nella ricerca effettuata dalla Soprintendenza culminata in un libro, un dvd, un documentario Rai e una sistemazione del sito che ha percorso tutte le tappe di valorizzazione: oggi l’area si presenta con una perimetrazione fatta di boe che indicano ai visitatori l’estensione non di una delle tante palafitte, ma “la” palafitta per eccellenza, quella di “Bodio centrale”, scoperta nel corso dell’Ottocento e poi studiata in epoca recente. Si tratta di una grande palafitta, dove trovava posto un edificio importante, forse il più importante in quel villaggio di pescatori, ma anche di cacciatori – sono state trovate punte in selce – che scelsero l’artificio di costruzioni palificate e sopraelevate per difendersi dalle intemperie e dagli animali.
Un sistema – lo ha ricordato l’assessore Galli, professore di storia delle dottrine politiche alla Statale di Milano – condiviso con altri luoghi abitati lungo la catena alpina fra Italia, Svizzera, Francia, Germania, Austria e Slovenia dove sono stati trovati oltre 1000 villaggi palafitticoli, di cui 111 quelli selezionati per far parte del sito seriale transnazionale “Siti palafitticoli preistorici dell’arco Alpino” dell’Unesco.
Le sorprese, come si diceva, non finiscono qui. Perché c’è sì l’idea espressa da parte del sindaco di elevare questo luogo a cattedrale della cultura locale coinvolgendo scuole e istituti di ricerca, ma la ciliegina l’ha messa un giovane laureato in ingegneria, Alessio Caiafa, che grazie alla collaborazione col professor Riccardo Aceti (che ha disegnato la pensilina informativa) ha realizzato una tesi-progetto che prevede la realizzazione di una passerella sul lago, attorno all’area delimitata dalle boe sotto le quali è presente il villaggio sommerso. Passerella dal costo «inferiore a quella di una struttura analoga a quelle in legno sulla terra ferma», ancorata al fondo in maniera non invasiva e capace di collegare lago e terra: sbucherà in mezzo ai filari di pioppi. «Solo un’idea, per ora», ha spiegato il professor Aceti, non passata inosservata dall’assessore regionale Galli che, memore del successo dell’installazione di Christo sul lago d’Iseo si è detto «molto interessato».
Così, con un percorso che si stacca da terra, forse i visitatori potranno davvero rivivere con grandi emozioni i passi che gli antenati mossero sul lago per fondare la loro civiltà.
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