Contestato, il sindaco replica: «Sono della Lega e sto dalla parte dei più deboli»

Durante la manifestazione il primo cittadino è stato attaccato dai sindacati per la scelta di non schierarsi ufficialmente con i lavoratori della Whirlpool

Schierarsi o non schierarsi, questo non è il problema per il sindaco di Biandronno. Massimo Porotti (foto sotto) è stato contestato apertamente durante la manifestazione dei lavoratori della Whirlpool per non aver aderito alla protesta e fatto sentire la sua vicinanza, in qualità di amministratore del territorio su cui sorge lo stabilimento della multinazionale, in questo momento di difficoltà. Molti dei lavoratori che hanno sfilato lungo le strade di Biandronno sono suoi concittadini e, forse, per una questione di numeri, anche suoi elettori.
Secondo la rsu (rappresentanza sindacale unitaria) di Cassinetta, il rifiuto di Porotti sarebbe motivato da una presa di posizione ideologica in quanto esponente della Lega, nonostante il partito guidato da Salvini sia sovranista e populista, quindi contro le multinazionali, soprattutto se americane, e dalla parte del popolo.

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Signor sindaco, non si è schierato con i lavoratori della Whirlpool per ragioni di partito?
«Quando ho ricevuto la telefonata informale di un rappresentate sindacale, che fino a quel momento non conoscevo (Matteo Berardi, ndr), ho chiesto quali erano i sindacati che aderivano a questo sciopero. Una domanda legittima perché volevo capire chi fosse il mio interlocutore. D’altronde da parte dei sindacati non c’è stato alcun invito formale. Quindi mi sono confrontato con la parte che rappresento, cioè la Lega, e ho deciso di non schierarmi ufficialmente».

La rsu interna all’azienda, costituita da Fiom, Fim e Uilm, ha agito unitariamente. Ma se tra le sigle sindacali ci fosse stato anche il Sinpa, ovvero il sindacato padano?
«Avrei fatto la stessa identica cosa. Mi sarei confrontato con i miei e poi avrei deciso in piena libertà, come del resto ho fatto perché io rappresento i cittadini di Biandronno e la Lega, ma mantengo la mia autonomia decisionale».

I sindaci che l’hanno preceduta nei momenti di crisi si sono comportati diversamente.
«Non giudico quello che hanno fatto gli altri. Io ho telefonato al direttore dello stabilimento di Cassinetta di Biandronno che mi ha rassicurato sul destino di Whirlpool nella nostra provincia e poi mi sono confrontato anche con il sindaco di Ternate, a sua volta contattato informalmente dal sindacato interno all’azienda. Se poi lei si riferisce a Calabretta è vero, ma lui era molto più addentro a quelle dinamiche essendo stato un dirigente della multinazionale».

L’epilogo della trattativa al Mise ha dimostrato che i vertici di Whirlpool Emea dicevano una cosa e poi ne facevano un’altra, forse perché la logica che c’è dietro questa vicenda è riconducibile alla corporation. Non pensa che una telefonata al direttore dello stabilimento di Cassinetta sia insufficiente per rasserenarsi su una trattativa che ha mostrato così tante opacità?
«E a chi dovevo chiedere, mi scusi. Mi sono appena insediato in Comune e so ben poco di questa trattativa e ancor meno di quello che succede a Roma. La preoccupazione rimane e seguo passo passo le evoluzioni della vicenda».

Teme una “Wexit” della multinazionale americana dall’Italia?
«Il fronte comune c’è perché siamo tutti consapevoli delle conseguenze negative per il territorio nel caso in cui Whirlpool decidesse di disimpegnarsi dal nostro Paese. Temo anche per le altre aziende del territorio, compresa quella per cui lavoro io».

Quindi, se non proprio ufficialmente, ma idealmente, da che parte si schiera?
«Posto che non ho paura e non cerco giustificazioni per il mio atteggiamento e le decisioni prese in piena autonomia, sono dalla parte del giusto, del più debole, quindi dei lavoratori che hanno il diritto ad avere un lavoro e piena chiarezza. Ho già invitato i sindacati nel mio ufficio e se ce ne fosse bisogno sono pronto a ricevere uno per uno tutti i dipendenti Whirlpool per ascoltare le loro esigenze».

 

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 25 Settembre 2019
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