Il lago, l’isolino, le palafitte: la preistoria è servita, insieme alla natura
Il tour di Varese4U Archeo ha toccato il lago di Varese: scoprendo posto meravigliosi e tesori nascosti
Il lago di Varese è una scoperta recente, anche per i varesini: l’amore è nato con la realizzazione della ciclabile, che ha permesso a varesini e non di scoprirne le rive, gli scorci, la possibilità di passeggiare nella natura. Un amore per la natura, e la possibilità di fruirla con facilità.
Ma il lago di Varese è molto di più, e negli ultimi anni si sta lavorando alacremente per evidenziarlo: s tratta di uno dei più siti di studio archeologico, con importanti segni del passaggio dell’uomo in quelle zone. Molti di quei reperti sono ancora li, sotto il pelo dell’acqua.
L’ISOLINO VIRGINIA
Il luogo più noto, per il suo valore archeologico, è l’isolino Virginia, che si trova nel comune di Biandronno ma appartiene al comune di Varese. Si raggiunge solo con i battelli di Navigazione Interna, in funzione da aprile a ottobre durante il weekend, che è e anche il momento di apertura del ristorante.
«Siamo un gruppo di professionisti che si è unito per creare una società di navigazione – spiega Francesco Zanibelli presidente di Navigazione Interna – Operiamo a Milano in Darsena e sul Naviglio grande e sull’Adda a Trezzo d’Adda. Abbiamo raccolto volentieri la sfida del lago di Varese perché turisticamente bellissimo. Ora utilizziamo delle imbarcazioni ibride, ma il futuro a cui stiamo lavorando è l’elettrico» Oltre alla navigazione “regolare” nei weekend della bella stagione, i battelli di Navigazione Interna portano gruppi aziendali e scolastici e organizzano eventi: «Recentemente abbiamo organizzato dei battelli per vedere da vicino i fiori di Loto: ne abbiamo organizzato uno, ne abbiamo dovuto aggiungere altri tre».
Per molti anni trascurato, l’Isolino ha nella sua piccola superficie un ristorante e il museo Virginia, su cui il comune di Varese sta investendo nuovi fondi: «Nel museo dell’isolino vengono conservati i pezzi appena raccolti, sono un assaggio per dare un’idea di quello che si può trovare al museo di villa Mirabello a Varese, che raccoglie la totalità dei reperti raccolti qui – spiega Daniele Cassinelli, direttore dei musei civici di Varese – Stiamo investendo molto sull’isolino, e ancora di più dopo la tromba d’aria che l’ha investito nel 2017: non solo con dei nuovi studi, ma anche per rimettere in ordine ciò che c’è sull’isolino, a partire proprio dal museo».
«Questo è un sito Unesco seriale e trasnazionale: il che significa che coinvolge non solo questo ma diversi siti che hanno le stesse caratteristiche, e la stessa presenza di resti di palafitte – spiega Daniela Locatelli, funzionario archeologo della soprintendenza – I due siti principali sul lago di Varese sono quelli dell’Isolino e di Bodio, ma ci sono anche siti minori a Cazzago Brabbia e a Cadrezzate. Il lavoro di studio qui all’isolino nei prossimi anni sarà finalizzato a delimitare e comprendere nei particolari l’ampiezza dell’area di scavo» in particolare delle boe delimiteranno l’area in cui le imbarcazioni non possono passare, a protezione degli scavi.
Daniela LocatelliA “tenere in ordine” materialmente l’isolino è il Gulliver: «Il Gulliver per definizione si occupa di cura di persone e luoghi che ne hanno bisogno. Qui facciamo entrambe le cose: riportiamo a splendore l’isola e diamo delle prime forme di lavoro a chi ha bisogno di reinserimento sociale – spiega Fausto Caravati, responsabile del progetto – Qui, anche grazie al bando Varese4U Archeo, ci sono spazi per i bambini come la “palafitta “ qui dietro, ma si organizzano anche eventi, come il Sunset Festival che propone ogni estate buona musica al tramonto»
E a sfamare chi arriva, alla “tana dell’Isolino”, c’è chef Luigi Lanzani, che si definisce “Custode dell’Isolino”, perchè ci vive tutto l’anno: d’estate sono in tanti ad approfittare della sua ottima cucina di lago. D’inverno per poter mangiare bisogna essere numerosi, almeno 15-20 a gruppo.
IL MUSEO DI VILLA MIRABELLO
Se il piccolo museo dell’Isolino Virginia e i cartelli esplicativi danno un’idea del fatto che l’uomo sia vissuto da queste parti circa 7000 anni fa, è il museo di villa Mirabello a Varese che dà un quadro completo di quello che è stato ritrovato e di quale civiltà: innanzitutto perchè gran parte dei ritrovamenti dell’isolino Virginia sono li custoditi, ma anche perchè tra le sue sale si scopre molto di più: dall’esistenza dell'”Uomo di Bodio” alla civiltà di Golasecca, e anche reperti di età più recenti, come quella romana e altomedievale.
Dell’Isolino «Abbiamo trovato reperti che vanno dal 5200 avanti cristo al 900 avanti cristo. Quando si cammina sull’Isolino, si cammina su 4000 anni di storia antica» spiega Barbara Cermesoni, conservatrice al museo Archeologico. Moltissimi dei reperti conservati a Varese sono di Mario Bertolone, che è stato direttore del museo di Varese per quasi trent’anni, dal 1937 al 1964 ed ha lavorato per lungo tempo agli scavi sull’isola. Barbara Cermesoni ci mostra anche alcuni dei reperti più curiosi e interessanti anche per gli archeologi: come il pezzo di cordino risalente a circa 7000 anni fa, in ottimo stato di conservazione, o le perline dell’età del bronzo. Ma ci sono molti altri reperti: dalle punte di freccia ai vasi di coccio, dalle pintadere (timbri usati come segni di riconoscimento, non è chiaro se sulla pelle, sul pane o sui tessuti) ai pali di palafitta.
il cordino di 7mila anni faMoltissimo materiale importante che al momento è di difficile lettura, senza l’aiuto di una visita guidata. Ma è in vista un “cambio di pelle” per il museo: «Tra poco partiremo su un intervento importante per Varese, la valorizzazione del museo di villa Mirabello – spiega infatti il sindaco Davide Galimberti – Lo scopo è modernizzare e contestualizzare il racconto della preistoria dell’isolino, e dell’importanza che questo luogo ha per la città. Un intervento che userà anche le nuove tecnologie per rendere piu piacevole la visita e per creare il legame su ciò che è conservato al museo e l’isolino Virginia».
Il museo di villa Mirabello è comunque “da vedere”, fin d’ora: gli orari sono dalle 10 alle 18 tutti i giorni, dal martedì alla domenica.
DAL LIDO DI BODIO A CAZZAGO, IL LAGO DELLE PALAFITTE SOTTO STUDIO
Se l’isolino Virginia è il sito palafitticolo più noto, e il museo Mirabello ne conserva gran parte dei suoi tesori, ci sono dei punti di interesse archeologico importanti almeno come lui: come Bodio centrale, lo specchio d’acqua davanti al lido di Bodio e che è uno dei più importanti siti della provincia di Varese riconosciuti dall’Unesco.
Tant’è che Eleonora Paolelli, sindaco di Bodio Lomnago, quando ne parla sfodera innanzitutto l’orgoglio del paese: «Il sito Unesco non è solo isolino Virginia, anzi: a Bodio sono state ritrovate delle palafitte che hanno cambiato la concezione di questa struttura e hanno influenzato anche gli insediamenti dell’Isolino».
Il problema degli importanti scavi è che stanno tutti sott’acqua, o al museo di Varese. Così, fino a qualche anno fa, dal lido non si vedeva quasi nulla. Ora però a Bodio gli studi sono visibili e spiegati, anche grazie ad una installazione realizzata grazie al contributo di regione Lombardia, e alle boe che ora nel lago delimitano gli scavi: una installazione suggestiva, poichè realizzata con tronchi di olmo, che richiamano i tronchi delle palafittte e testi su plexiglas trasparente: dietro di loro si possono scorgere le boe che delimitano proprio gli scavi.
A Bodio centrale sono stati fatti ritrovamenti importanti dell’età del bronzo, come punte di lancia ora conservate al museo di Varese: dal lido guardando sulla destra invece si vedono le boe dell’area Gaggio o Keller, che si vedono dal lido ma sono già, per pochi metri, nel comune di Galliate Lombardo. «La palafitta Keller è stata scoperta nell’800 -s piega l’archeologa subacquea Sabrina Luglietti – E l’anno scorso è stato possibile riprendere gli studi, abbandonati a fine ottocento. Stiamo lavorando su un sito di fatto inesplorato».
Gli studi stanno per riprendere: il periodo migliore per procedere è l’inverno «Meglio lavorare quando è finita la fioritura delle alghe e l’acqua è più limpida» spiega l’archeologo subacqueo Paolo Baretti, che ha di fatto scoperto, e a lungo lavorato, sul gruppo di palafitte di Bodio Centrale. I due studiosi hanno mostrato dal lago come sul fondo si notino i pali che sono già stati in gran parte identificati e ora vanno studiati più approfonditamente.
Con loro, è cominciato lo studio della palafitta Ponti a Cazzago, a pochi metri dalla darsena: «Negli ultimi anni siamo riusciti a ottenere fondi per cominciare e proseguire gli studi sulla Palafitta Ponti-Cazzago – spiega Giacomo Marrocco consigliere delegato alla cultura di Cazzago Brabbia – Ma anche per creare un percorso che possa spiegare la storia delle palafitte: che ora parte dal molo e, con pannelli esplicativi, arriva fino al punto dove sono i reperti subacquei».
Una bella iniziativa, che parte da un piccolo ma delizioso luogo turistico del comune: la darsena, che oltre al molo ha uno splendido piccolo bar sul lago e, nella vecchia sede della cooperativa dei pescatori, anche un pezzo di storia “navale” del paese: il “rierun” imbarcazione storica utilizzata nel secolo scorso per la pesca collettiva. Da lì, parte un piccolo percorso da fare a piedi, di circa 600 metri, per avvicinarsi al luogo delle palafitte e conoscerne la storia.
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