Una prova dura, nel silenzio che somiglia a quello delle giornate di neve

La comunità di Germignaga risponde all’isolamento e cerca di non perdersi d’animo. «Spero che quello che manca adesso, quando ci sarà ridonato potrà essere usato un po’ meglio»

Avarie

«Mi colpisce il silenzio di questi giorni di sole, che sembra quello di una lunga nevicata».

È quasi la riga di una poesia il pensiero di Marco Fazio, sindaco di Germignaga, comunità di 4 mila abitanti alle porte di Luino, su Lago Maggiore. Il silenzio è l’interpretazione di una comunità raccolta che sta reagendo ai precetti delle autorità nel migliore dei modi, rimanendo a casa.

«C’è bisogno estremo di informazioni, la gente ha bisogno di capire cosa si può fare e cosa no. La prima cosa è un lavoro che stiamo facendo sull’informazione sia sui comportamenti oltre che sulle normative. Si percepisce il bisogno di sentire anche la presenza delle istituzioni. Ci sarebbe bisogno anche di molta calma, ma questo è un altro discorso», dice il sindaco, colpito della difficoltà delle persone ad accettare di dover cambiare le abitudini. E poi quel senso di silenzio che si nota in paese, quasi come durante la grande discesa dei fiocchi, anche se fuori dalla finestra i peschi sono già in fiore, come le mimose.

A Germignaga non c’è un particolare afflusso di milanesi o di persone con seconde case alla ricerca del “rifugio“ in provincia. Lo nota il sindaco. Lo sa bene anche Gianluca Formento, titolare del bar trattoria Damin: «La botta l’abbiamo avvertita lunedì. Zero clienti, teniamo aperto perché siamo una tabaccheria e quindi dobbiamo seguire gli ordini dei Monopoli di stato».

Paura? «Il mio timore non è tanto il virus, quanto quello che potrà succedere dopo, dal punto di viste economico».

Sulla stessa lunghezza sponda è anche Erika Sai, referente del Gim (Gruppo Impegno Missionario) – Terre di lago: un esercizio pubblico aperto, ma a Luino, e un centro di distribuzione a Germignaga.

«Ci sarebbe bisogno di tenere chiuso tutto senza doversi preoccupare troppo di come fare da un punto di vista economico, ma è molto difficile perché non c’è un sostegno vero alle attività», spiega.

Che cosa la colpisce, più di tutto, in quello che sta succedendo? «Di trovarci di fronte alla fragilità di noi come esseri umani e come comunità. Mi colpisce anche l’atteggiamento dei media che cavalcano le onde emotive invece di sedarle e fare informazione. Non siamo abituati a renderci conto che ci sono dei limiti. Siamo abituati a prenderci tutto e al fatto che nessuno ci possa fermare. Ma il virus viaggia veloce e non gli importa nulla di età o abitudini. Viviamo un sistema economico fragilissimo che non è disposto a fermarsi nemmeno per due settimane e che non permette di rallentare». In paese la farmacia è sotto l’assedio di telefonate e lo stesso vale per i medici di base: chiamate per sapere e per chiedere, come in questo momento è giusto che sia.

Anche la scuola non si è fatta trovare del tutto impreparata: l’istituto comprensivo – infanzia di Brezzo di Bedero, primarie di Germignaga, Porto Valtravaglia, Castelveccana e medie di Germignaga e Castelveccana – si è organizzato con dei consigli di classe a distanza organizzati dalla dirigente Chiara Galazzetti che anche lei ha il telefono bollente e non ha il tempo di spiegare come vadano le cose.

Chi guarda avanti è don Marco Mindrone, referente delle parrocchie di Germignaga a Brezzo di Bedero.

«Da un punto di vista emotivo mi colpisce molto la chiesa vuota, il celebrare a porte chiuse l’assemblea del popolo di Dio che si raccoglie, la parte essenziale della celebrazione eucaristica deserta: è difficile da accettare. Ma è uno dei comportamenti da seguire per vincere questa prova».

Cosa le dà più speranza in questo momento? «Tante cose in realtà, spero che riusciremo a imparare un po’ di più che siamo fragili, spero che impareremo che non siamo fatti per stare soli. Spero che quello che manca adesso, quando ci sarà ridonato, potrà essere usato un po’ meglio».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 10 Marzo 2020
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