Due vigili e il paese da sorvegliare, il “bestiario del covid“

Scuse inventate, fughe di ciclisti nei rovi e venditori di marijuana legale con acquirenti fuorisede. Cronache di un’emergenza da sorvegliare, «ma i più rispondono alle regole»

Avarie

Le giornate di Alessio Gandini ed Ennio Bianchi sono cambiate negli ultimi mesi.

Sono i due agenti della polizia locale di Cocquio Trevisago, diventato in questi giorni l’ombelico del mondo, ricercato, raccontato dalle televisioni per via dello screening che oggi si conclude fra i cittadini volontari e che un po’ per voglia di sapere, un po’ per senso del dovere si prestano alla mappatura del virus che sta già dando i primi risultati.

Gran parte di questo stato di agitazione permanente è nato dall’impennata di contagi alla Rsd Sacra Famiglia, con persone che si recano ogni giorno per lavorare e che sono diventate positive.

Quindi fra le incombenze del mattino dei vigili Alessio ed Ennio c’è il «giro covid», cioè il controllo dei soggetti posti in quarantena, la verifica che siano nella propria abitazione.

Un colpo di citofono, un saluto da lontano in un paese dove tutti si conoscono e ci si del del tu, e la giornata ha inizio. Poi ci sono i lavori di sempre diventati però oggi il cuore dell’attività, come i controlli stradali.

In due, hanno eseguito 44 denunce per “650“ – l’articolo del codice penale che riguarda la mancata ottemperanza degli ordini delle autorità – dall’inizio dell’emergenza a cui si aggiungono i 150 veicoli controllati nel lungo weekend di Pasqua che tradotto vuol dire 250 persone passate sotto la lente degli agenti.

Numeri che non sono gli agenti a sgranare ma il comandante Giuseppe Cattoretti che potrebbe scrivere un libro con gli episodi di questi giorni dove la reclusione forzata gioca brutti scherzi ai cittadini.

Come la confisca del veicolo di un automobilista avvenuta il venerdì Santo ché viaggiava bellamente con patente sospesa e auto in fermo amministrativo: «Sono venuto in paese a prendere il giornale», ha detto agli agenti prima di finire nei guai.

O come i runner sulla ciclabile in tenuta da corsa e fermati. Ma uno dei due ha voluto fare lo splendido cercando di sottrarsi all’alt per scappare in mezzo ai rovi: riacciuffato sanguinante anche lui non ha potuto giustificare presenza fuori casa e tantomeno la fuga.

Ancora: i due ciclisti che partiti da Montegrino Valtravaglia sono stati fermati quasi al confine con Gavirate: «Che ci fate qui?». «Vogliamo andare a Varese per fare la spesa a nostra nonna, poi torniamo subito».

Nel fondo del «bestiario» da coronavirus spiccano i casi eclatanti di una guardia giurata d Besozzo che al Carrefour con famiglia ha esordito rifiutandosi di indossare i presidi personali di sicurezza inscenando una protesta nel mondo reale – a voce, lanciando invettive – e in quello virtuale con post su Facebook che inneggiavano alla disobbedienza: denuncia per istigazione e procurato allarme.

La chicca, poi, sta nel venditore di canapa legale che si è dato appuntamento qualche giorno fa al cimitero di Sant’ Andrea, quello lungo la statale e prima del Centro Commerciale per la consegna dell’erba «pulita», quella per rilassarsi, insomma: sanzionato lui e i due acquirenti usciti da casa per fare rifornimento; passi per uno, residente nella vicina Brenta ma non per il terzo incomodo, che di casa sta a Malnate.

«Sono giorni difficili per i cittadini, lo sappiamo. Noi cerchiamo di mettercela tutta per presidiare a 360 gradi il territorio e garantire la sicurezza e in questo dobbiamo dire che la stragrande maggioranza dei cittadini rispetta le regole e solo una piccola parte intende interpretarle a modo suo», spiega il comandante Cattoretti.

«In questo un grande ringraziamento va a tutti i volontari della protezione civile che stanno dando una mano in maniera attiva in questa comunità che sta rispondendo molto bene alle regole e agli sforzi uniti per fronteggiare l’emergenza».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 17 Aprile 2020
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