Il ministro Di Maio in Canton Ticino, tra saluti con il gomito e dossier pesanti
Dall'incontro non è emersa nessuna novità di rilievo sul tema più atteso, quello della revisione dell'accordo bilaterale sui lavoratori frontalieri
(foto di Christian Righinetti) – E’ iniziato con un cordiale saluto anti Covid, con il gomito, l’incontro tra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il suo omologo svizzero, il consigliere federale Ignazio Cassis.
Luigi di Maio è atterrato attorno alle 10 all’aeroporto di Lugano Agno, poi i due ministri si sono incontrati al valico di Brogeda, dove Cassis insieme al sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni e al presidente del Consiglio di Stato ticinese Norman Gobbi ha accolto il collega italiano. Qui c’è stato un primo incontro con i rappresentanti del personale che in questi mesi è stato in prima linea, Guardie di confine, Guardia di Finanza e Polizia, oltre al personale civile, che i due ministri hanno ringraziato per il lavoro svolto nell’emergenza.
Le delegazioni si sono poi spostate al Museo Vela di Ligornetto per i colloqui ufficiali.
Sul tavolo una serie di dossier pesanti che riguardano i rapporti bilaterali tra i due paesi, a partire da quello sulla revisione degli accordi che riguardano la fiscalità dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera.
I due ministri hanno poi tenuto una conferenza stampa, che s è aperta con reciproci ringraziamenti per le relazioni mantenute nel periodo dell’emergenza.
Cassis ha ringraziato l’Italia «perché – ha detto – in questa difficile situazione le frontiere tra Italia e Svizzera non sono mai state completamente chiuse e con il ministro Di Maio è stato trovato l’accordo per l’entrata dei frontalieri del settore sanitario e le merci sono continuamente passate dalla frontiera».
Anche Di Maio ha avuto parole di ringraziamento per la Svizzera: «Ringrazio vivamente il consigliere amico Ignazio Cassis per la comunicazione che abbiamo tenuto durante la pandemia e per il coordinamento delle questioni che ci stanno a cuore, come i frontalieri e la circolazione delle merci». Il ministro Di Maio ha poi espresso gratitudine alle autorità elvetiche per l’invio di 10mila tute, mascherine e disinfettati nei giorni più critici dell’emergenza Covid: «Gesti apprezzati da parte di un paese amico, non lo dimenticheremo».
Ma al di là dello scambio di cortesie, l’attesa per l’incontro era tutta rivolta alla revisione degli accordi bilaterali tra i due paesi, in particolare sulla parte che riguarda l’imposizione fiscale per i lavoratori frontalieri. A questo proposito Di Maio ha detto: «Sono al corrente delle sensibilità svizzere sull’accordo sui frontalieri e ne discuterò con il ministro delle finanze per verificare la migliore soluzione per salvaguardare gli interessi dei frontalieri e i rapporti tra Italia e Svizzera. Lo sviluppo delle relazioni e dei negoziati per un nuovo accordo quadro istituzionale riveste per l’Italia un valore strategico. Siamo consapevoli che le questioni sono difficili, ma occorre riannodare una positiva dinamica tra Bruxelles e Berna. L’Italia è a disposizione per agevolare relazioni e negoziati».
A spingere su questo tema è stato il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, che salutando i due ministri si è appellato a Luigi Di Maio «affinché attraverso la firma a breve di un nuovo accordo fiscale tutti i lavoratori frontalieri, siano essi italiani o svizzeri, vengano assoggettati a un regime impositivo che – come illustrano giustamente i principi costituzionali dei nostri rispettivi paesi – garantisca l’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi al fisco».
Una posizione netta, a cui il Ignazio Cassis ha replicato rivendicando il livello confederale dell’argomento: «L’approccio rimane un approccio tra Stati. È un accordo internazionale tra Svizzera e Italia. Questo non significa che non si debba tenere conto dei bisogni e delle visioni regionali». Più “morbida” la risposta di Di Maio: «Il dialogo con le comunità è alla base. I nostri due obiettivi nel facilitare i rapporti tra i nostri due ministeri sono salvaguardare gli interessi dei frontalieri e allo stesso tempo il quadro delle relazioni tra Italia e Svizzera. Questi saranno alla base del lavoro di noi ministri degli Esteri per facilitare i rapporti tra Gualtieri e Maurer».
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