I boschi del Ticino sfregiati dalle fiamme. C’è l’ombra dell’incendio doloso
Due roghi partiti in contemporanea, a poca distanza uno dall'altro, in un giorno senza vento. La zona era stata interessata anche lo scorso inverno da diversi incendi, che hanno creato il "terreno fertile" per le fiamme di oggi
Vento oggi non ce n’era, nei boschi del Parco del Ticino. E questo suggerisce una ipotesi che è quasi una certezza, anche se nessuno può dirlo apertamente: dietro ai due incendi in contemporanea intorno all’abitato di Coarezza ci sarebbe un atto doloso. Qualcuno che nel giro di poco ha dato il via due roghi vicini sì, ma ben distinti: troppo distanti i due punti perché un incendio sia stato innescato dall’altro.
Le condizioni ambientali poi potrebbero aver fatto il resto: la siccità ormai di giorni, l’erba secca in particolare nei dintorni delle fasce senza alberi degli elettrodotti.
Le fiamme nella zona “alta” – a ridosso dell’abitato – sono state spente dai vigili del fuoco nel giro di tre ore circa (emergenza cessata alle 13.30) ma l’altro incendio – a ridosso della scarpata della valle del Ticino – ha dato filo da torcere, con i volontari antincendio del Parco del Ticino impegnati ancora fino a metà pomeriggio inoltrato, con i passaggi dell’elicottero regionale che sganciava acqua.
I boschi del Parco del Ticino sono estesissimi ma qui siamo anche in una zona particolarmente pregiata: perché si è a ridosso del “Canal grande”, la sezione di fiume – tra Sesto Calende e il Panperduto di Somma Lombardo – dove l’alveo è stretto tra le colline ripide circostanti. E anche per la presenza – poco distante – di un ambiente naturale particolare, la pineta del Vigano, così diversa dagli altri boschi. Una zona che già l’anno scorso era stata colpita da diversi incendi tra febbraio e marzo (e poi ancora a inizio agosto).
Quale che sia stato l’innesco (sul posto sono intervenuti anche i Carabinieri Forestali), le condizioni trovate dalle prime fiamme sono state ideali: la siccità ormai prolungata, la presenza di sterpi nelle fasce di rispetto della linea elettrica che dal pianalto di Golasecca scende in valle verso la cabina della località Ticinella. E c’entra anche quel che è successo lo scorso anno: a far da combustibile per le fiamme c’è stata anche l’erba spuntata rigogliosa in estate dalle ceneri degli incendi precedenti e in questo periodo appunto secca. «Diventa paglia». Come si dice: è stato come un cerino in un pagliaio. E quasi non è una più una metafora, se davvero qualcuno ha voluto accendere le fiamme.
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