Le raffinate atmosfere di Mark-Almond
Un gruppo davvero per intenditori
Ricordate lo splendido “The Turning Point” di John Mayall, che avevamo visto due anni fa? Il re del british blues, come dice il titolo, aveva svoltato e si era presentato con una formazione acustica che, oltre a lui e al bassista Steve Thompson, comprendeva alla chitarra Jon Mark e ai fiati Johnny Almond. Avevano entrambi un solido background di sessionmen, e quando nel 1970 Mayall svoltò di nuovo, decisero di mettere insieme un gruppo che portava i loro nomi. L’esperienza con Mayall fu importante come base, ed in questo senso va vista l’idea di formare un gruppo a quattro senza un batterista: c’è qualche uso di percussioni ma non una batteria vera e propria. Quindi un disco di folk o di blues acustico? No, se c’è una caratteristica di questo disco e di questo gruppo è proprio la versatilità dei generi attraversati, dal blues al jazz, dal gospel alla bossanova… il tutto fuso in una musica di grandissima atmosfera. Ovviamente non si poteva pensare ad un successo di classifica, ma gli appassionati e la critica se ne accorsero, ed il gruppo poté cominciare una carriera anche abbastanza lunga, con delle variazioni musicali piuttosto importanti: pensate che, partiti senza batterista, in un loro disco suonò il potentissimo Billy Cobham! Un vero tesoro nascosto.
Curiosità: l’anno successivo a Jon Mark capitò un brutto incidente alle Hawaii. Era in compagnia dei Patto, coi quali erano in tour, e fecero una gara per scherzo a chi saliva più in alto su una palma: Mark la vinse ma quando saltò giù, la fede nuziale gli rimase impigliata all’albero e gli strappò parte dell’anulare sinistro. Il suo commento fu: “I climbed like a native and fell like an Englishman”.
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