Nuove indagini sul presidente lombardo Attilio Fontana
Due nuovi reati sono stati ipotizzati dalla Procura di Milano dopo il "caso camici". I legali della difesa: "Il comunicato della Procura della Repubblica dà conto della volontà del presidente Fontana di non lasciare ombra alcuna"
Due nuovi reati sono stati ipotizzati dalla Procura di Milano nei confronti del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, già indagato per frode in pubbliche forniture nel cosiddetto caso ‘camici’.
La procura, riporta l’agenzia Ansa, ha ipotizzato contro Fontana le accuse di autoriciclaggio e falso nelle dichiarazioni della voluntary disclosure e ha deciso di inoltrare alle autorità svizzere una rogatoria, “avendo ravvisato la necessità di approfondire alcuni movimenti finanziari”. I magistrati intendono far luce sull’origine dei 5,3 milioni scudati nel 2015 dal presidente lombardo.
Lo fa sapere, con una nota, il procuratore Francesco Greco, che chiarisce che “la difesa di Fontana”, che oggi si è recata in procura due volte “si è dichiarata disponibile a fornire ogni chiarimento sia in sede rogatoriale che nel caso mediante produzione documentale ovvero presentazione spontanea dell’assistito”.
“Il comunicato della Procura della Repubblica dà conto della volontà del Presidente Fontana di non lasciare ombra alcuna in ordine alla procedura della Voluntary, su cui i magistrati intendono fare chiarezza definitiva”, così i legali del governatore, gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, si esprimono in relazione alla nota della Procura milanese.
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Fonte esterna: “Sullo scudo fiscale Attilio Fontana, come ieri in Regione, ha sempre taciuto: tanto da essere sanzionato nel 2017 dall’Anac per aver omesso nel 2016, da ex sindaco di Varese, l’obbligatorio stato patrimoniale nel quale sarebbero comparsi i 5 milioni di scudo fiscale in Svizzera nel 2015. ”
Vedete….sapete qual’è il vero problema….è che io sono di una vecchia scuola….pretendo che chi ci governi dia anche il buon esempio, dichiari e paghi tutte le tasse e non porti capitali all’estero.
Insomma la dichiarazione dei redditi dei nostri politici dovrebbe essere ancora più cristallina e trasparente quantomeno come quella dei loro cittadini onesti.
Invece più si indaga e più si scoprono altarini….e poi questi stessi personaggi invocano e pretendono il rispetto delle regole, il pagamento delle tasse e via dicendo quando il cattivo esempio arriva proprio da loro.
Che dire se non che la colpa è solo nostra. All’estero in paesi più evoluti di noi la macchia di essere scoperto come “elusore” fiscale in conti esteri sarebbe più che sufficiente per garantirne le dimissioni spontanee.
In Italia li elogiamo, lo votiamo e critichiamo invece chi esegue le indagini ed i giornalisti che le pubblicano.
Un Paese di furbi, fallimentare in ogni sua scelta e dal futuro destinato al declino costante se non che all’oblio.