Il nuovo proprietario del campeggio di Azzate: “Sto mettendo in sicurezza l’area ma non sarà un problema solo mio”

Dopo il consiglio comunale in cui sono state ricostruite le ultime fase della rimozione delle casette abusive, Ivano Panzeri spiega come sta procedendo ora. E chiede la collaborazione del Comune

Camping azzate, situazione a marzo 2022

Il nuovo proprietario del campeggio di Azzate sta mettendo in sicurezza l’area. Non aveva alternative – dice- perché un’ordinanza del Comune gli impone, nero su bianco, di procedere e rimuovere la lana di roccia e tutto il materiale giudicato pericoloso, in modo da impedire il danno ambientale.

Anche il sindaco di Azzate Gianmario Bernasconi nel consiglio comunale del 31 marzo aveva spiegato che “la proprietà sta provvedendo a mettere in sicurezza l’area, facendosi parte diligente e procrastinando tutte le questioni di natura economica con il curatore fallimentare.  Sta operando celermente e la lana di roccia è stata stipata nelle big bag”.

Tutto bene quindi? «No, non direi proprio – spiega Ivano Panzeri che è in viaggio a New York e non ha potuto seguire il consiglio comunale – Certo che stiamo mettendo in sicurezza l’area. Ho sempre detto che lo vivo come un dovere, ma questo non significa che il problema sia solo mio. Ho incaricato una società, la Bio-Data, specializzata in analisi di siti contaminati, di classificare i materiali inquinanti presenti in tutto il campeggio. Alcuni sono già stati collocati nelle big bag, ma il lavoro da fare è ancora moltissimo. Daremo incarico a due aziende, la Bio-Data e la Idrogea, società che opera nel settore geologico ed ambientale,di programmare le procedure di smaltimento, stabilire una tempistica e quantificare il materiale da rimuovere».

Un lavoro lungo e costoso, a quanto pare: «Di sicuro – dice ancora il nuovo proprietario dell’area – Se le società incaricate dovessero dirci, dopo il carotaggio, che dobbiamo rimuovere 10/20 centimetri di terra e portare nuovo terreno, vorrebbe dire far partire un intervento che potrebbe costare dai 500 mila euro al milione. Una spesa che certo non avevamo preventivato».

Il problema sono le ultime 50 casette, rimaste dopo la prima tranche di demolizione, che sono state distrutte sul posto senza alcun criterio: «L’azienda incaricata dal curatore fallimentare non ha suddiviso nulla, ha accatastato tutto, ogni tipo di materiale, legno, eternit, frigoriferi, o ferro. Portare questi rifiuti tutti insieme in discarica è impossibile. Se anche li accettassero dovremmo poi pagare la suddivisione e il successivo smaltimento. Costi per ora non quantificabili».

Ed è qui che Panzeri chiama in causa il Comune: «Ci aspettiamo collaborazione dal Comune. Ancora oggi ci meravigliamo che non abbiano dato incarico a un consulente per seguire questa vicenda sin dal suo inizio. Dopo il sopralluogo del 24 febbraio è stato scritto che l’ordinanza era stata parzialmente eseguita, che c’era ancora materiale di risulta e che nelle stradine che prima erano libere erano stati depositati nuovi rifiuti. Quella era la prova che il lavoro non era stato eseguito a dovere. Spero che il Comune di Azzate non si tiri indietro e ci aiuti ad individuare mancanze e inadempienze. In attesa che l’esposto che abbiamo fatto in procura smuova qualcosa: sono passate tre settimane e per ora tutto tace. Chi inquina paga? Bene si cerchino i responsabili di questo disastro».

 

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Pubblicato il 01 Aprile 2022
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