A Brezzo di Bedero la coprogettazione fa la differenza

L'incontro organizzato dal Circolo Acli di Castelveccana in collaborazione con le parrocchie della Valtravaglia aveva per tema la coprogettazione “Il corso d’italiano per Ucraini"

brezzo di bedero

Giovedì 24 novembre, a Brezzo di Bedero. Casa Paolo Baumgartner si apre a un momento altamente significativo in questo periodo nel quale l’attenzione pubblica è attratta dalle vicende del conflitto in Ucraina: l’incontro organizzato dal Circolo Acli di Castelveccana in collaborazione con le parrocchie della Valtravaglia gestite da Don Luca Ciotti, avente per tema la coprogettazione, segnatamente “Il corso d’italiano per Ucraini”.

Molta gente nell’accogliente sala per concerti e conferenze della ristrutturata villa, colma del fascino della storia rilasciata dal grande maestro, curiosa di vedere svelato un progetto che sembrava velleitario all’origine, ma che si è rivelato poi costruttivo e atto a infrangere barriere superabili sovente solo attraverso lo stimolo d’ideali che dovrebbero costituire la base della pacifica convivenza umana. Ha aperto l’incontro il Sindaco di Brezzo di Bedero che ha brevemente illustrato la condivisione della proposta e la disponibilità dell’Amministrazione a fornire gli appoggi logistici sia per la serata, sia per i locali adiacenti al bocciodromo che sono utilizzati per l’emporio del cui uso in seguito sarebbero stati indicati scopi e risorse. Altrettanto concisa l’introduzione del presidente dell’Acli Mauro Fiorini per lasciare adeguato spazio agli attori esecutivi del progetto articolato sulla necessità di offrire assistenza ai profughi ucraini, messi in fuga dalla guerra, ma anche di porre a disposizione lo strumento fondamentale per integrarli nel tessuto sociale del paese ospitante: la conoscenza della lingua italiana.

La dirigente scolastica Chiara Galazzetti ha messo in evidenza l’aspetto organizzativo che prevedeva naturalmente l’insegnamento, ma non poteva prescindere dalla cura dei figli minori che avrebbero dovuto essere accuditi durante le lezioni seguite dalle madri: non bisogna, infatti, dimenticare che hanno lasciato il paese in guerra le componenti non idonee ai combattimenti, quindi donne, bambini e anziani.

Perciò un consistente intervento non solo di giovani tirocinanti del Liceo di Scienze Umane di Luino, ma anche di volontari che hanno donato il tempo necessario per completare il servizio. Tema ampliato dall’insegnante di lettere del liceo Sereni di Luino, Davide di Giuseppe, che ha tratteggiato l’orientamento fondamentale del progetto: solo attraverso le sinergie di tutti gli elementi si possono superare le difficoltà insite nelle realtà complesse. Il progetto, attuato tra il 25 giugno e il 15 settembre, è stato giudicato così interessante da essere stato inserito in un convegno dell’Università dell’Insubria, svoltosi il 24 ottobre a Villa Toeplitz di Varese, ed è prevedibile che avrà presto degli imitatori che magari lo estenderanno ad altre realtà extracomunitarie.

La scrittrice Annalina Molteni, insegnante del corso, incaricata dal Cpa di Varese, supportato dai fondi di provenienza Ue, è entrata nei particolari del medesimo, facendo presente la sostanziale analogia con l’iniziativa similare dei corsi per migranti, salvo il migliore percorso disponibile con gli ucraini, che avendo una base linguistica comune hanno potuto affrontare l’apprendimento della lingua sfruttando la conoscenza dell’inglese, diversa da persona a persona, ma sufficiente a consentire un aiuto reciproco reperibile tramite l’azione di traduzioni interne atte a superare eventuali difficoltà individuali. Il tutto condito da un’esperienza anche nel settore dell’espressione grafica. Annalina ha spiegato il perché le grafie delle ucraine fossero sostanzialmente simili: il mistero è insito sul sistema d’insegnamento primario della scrittura per la quale sono impiegati quaderni orientati per linee oblique, nelle quali i bambini devono collocare le lettere che gradualmente imparano a scrivere.

L’intervento di Anna, quale volontaria nell’emporio di distribuzione di generi di prima necessità, in funzione ormai da molti mesi, ha sottolineato, ancora una volta, la massiccia partecipazione di volontari predisposti a coprire le esigenze dell’approvvigionamento e della distribuzione, inizialmente prevista su due pomeriggi/settimana, ora solo il mercoledì. Ma il piatto più succoso è stato sicuramente ammannito da Julia Davydenko, una delle allieve del corso, che ha letto con un italiano più che decente, una nota atta a porre in evidenza l’apprezzamento delle attenzioni alle quali lei e le sue conterranee sono state oggetto. Se ci voleva una prova concreta dell’efficacia del progetto, questa è stata sicuramente data da Julia. Infine, a rendere la serata ancora più particolare, le ucraine, con la collaborazione di Carolina Maragni, hanno pensato di preparare un rinfresco a base di cibi tipici della loro cucina, con l’immancabile presenza di vodka ucraina, per unire ulteriormente le due sponde del ponte issato fra i due Paesi. Esperimento perfettamente riuscito, visto l’affollamento, al termine dell’incontro, intorno al tavolo imbandito con grande abbondanza.

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Pubblicato il 27 Novembre 2022
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