La Lombardia investe sulla disabilità a sostegno di progetti di vita indipendente

Il modello di welfare sociale rivolto alla disabilità si basa sull’offerta di servizi residenziali o semiresidenziali. Il consigliere del PD Astuti chiede un cambio culturale: " non sono più le persone che devono entrare nella giungla dei servizi e trovare quello che serve al caso loro, ma sono i servizi che vanno a offrirsi e si adattano a chi ne ha bisogno"

Consiglio regionale

Il consiglio regionale ha approvato all’unanimità dal Pirellone il progetto di legge n. 222 a sostegno dei progetti di vita indipendente per le persone con disabilità.

Tre i principi cardini del provvedimento: la libertà di scelta del proprio luogo di residenza senza obbligo di vivere in una particolare sistemazione; l’accesso a una serie di servizi a domicilio o residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria, prevenendo il rischio di isolamento sociale; la messa a disposizione dei servizi e delle strutture sociali su base di uguaglianza con gli altri.
La legge ha come destinatari tutte le persone con una età maggiore di 14 anni, in possesso di una certificazione di invalidità non inferiore al 46%.

Pietra angolare del processo di riforma è il “progetto di vita” individuale, personalizzato e partecipato. Tre aggettivi che vogliono sottolineare la volontà di fare emergere e dare centralità e valore ai desideri e alle preferenze della persona con disabilità definendo, anche in base alle sue esigenze e alle caratteristiche del suo contesto di vita, quello che viene spesso chiamato il “progetto di vita”. Un progetto dinamico, che deve articolarsi lungo tutto l’arco della vita della persona e riguardare gli ambiti fondamentali dell’esistenza: dall’abitare, all’occupazione e al diritto di partecipare alla vita sociale.
A tale scopo, il documento regola di volta in volta le misure e gli interventi del sistema di welfare sociale, individuando le risorse e le competenze necessarie a sostenere e orientare il percorso di vita della persona con disabilità. Un ruolo fondamentale in tal senso viene svolto dall’assistente personale, soggetto che svolge attività di assistenza personalizzata alla persona con disabilità. Spetterà al Comune di residenza predisporre tale progetto, in collaborazione con le realtà e le istituzioni interessate. Alla base della redazione del progetto individuale si trova la Valutazione Multidimensionale, intesa come primo e fondamentale momento di coprogettazione che vede coinvolta, come protagonista, la persona con disabilità con il supporto delle competenze presenti nel sistema sociale (Comuni) e sociosanitario (ASST) e di tutte le persone e realtà che possano essere utilmente coinvolte.
Frutto di questa analisi multisettoriale è il budget di progetto che rappresenta la fotografia dei bisogni e dei desideri della persona, in una logica di integrazione delle risorse. Significativo, in questa direzione, il passaggio in cui si specifica che le risorse già impegnate da Regione e Comuni per il pagamento dei servizi residenziali siano rese disponibili alla persona con disabilità per realizzare il proprio progetto di vita individuale, anche in caso di percorsi al di fuori di centri  istituzionali, comprese le tariffe delle unità di offerta residenziale sociosanitarie o socio-assistenziali.

Altra grande novità promossa con la nuova legge è l’attivazione dei Centri per la vita indipendente: strutture sociali e professionali di supporto ai percorsi di progettazione personale e alla loro implementazione. La responsabilità e la titolarità dei Centri per la vita indipendente è attribuita funzionalmente ai Comuni, in linea di massima nella forma associata dei piani di zona.

Infine, entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale, in collaborazione con gli enti locali, con le associazioni maggiormente rappresentative delle persone con disabilità e con gli enti gestori, avvia il processo di revisione del funzionamento e finanziamento a partire dalle unità d’offerta sociosanitarie e socio-assistenziali.
La legge prevede un finanziamento iniziale di un milione di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024.

«Oggi approviamo un provvedimento molto importante e fortemente voluto da tutto l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale -ha sottolineato la Vice Presidente Francesca Brianza-. L’obiettivo è quello di andare a migliorare le condizioni di vita delle persone con disabilità, mettendo al centro la persona con particolare attenzione nei confronti delle figure più fragili e più bisognose di assistenza. Un grazie va sicuramente a Ledha che ha ispirato questo provvedimento, arricchito dai preziosissimi spunti e suggerimenti forniti dal mondo dell’associazionismo e della società civile».

«L’approvazione di questa legge è quindi un importantissimo passo in avanti – ha commentato l’assessore regionale a Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità, Elena Lucchini  La Lombardia peraltro – sottolinea – è la prima regione a farlo. L’obiettivo è mettere la persona al centro, per garantire una vita senza barriere e la piena partecipazione alla società, su un piano di parità con tutti gli altri».

«La legge non si limita a prevedere forme di assistenza e cura dei disabili. Regione Lombardia vuole andare oltre, mettendo al centro del sistema la persona e offrendogli gli strumenti adeguati per vivere, lavorare, andare a scuola, prendere i mezzi di trasporto e partecipare alla vita sociale della propria comunità. La Lombardia, in questo modo, si è dotata di una legge che definisce un modello scritto non ‘per’ la persona con disabilità ma ‘da e con’ la persona con disabilità» commenta Emanuele Monti, Presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali al Pirellone.

 Il documento, di cui è relatore lo stesso Monti, dopo le audizioni con tutte le associazioni più rappresentative dell’ambito della disabilità e il semaforo verde in Commissione Sanità ha ricevuto anche l’approvazione dall’Aula e diventa così legge regionale.

«Regione Lombardia – spiega Emanuele Monti – intende evolvere il tradizionale modello di welfare sociale rivolto alla disabilità che si basa sull’offerta di servizi residenziali o semiresidenziali. Il progetto individuale, personalizzato e partecipato, così come definito da questa norma, riguarda l’intero arco di vita del soggetto titolare e tiene conto di tutte le esigenze connesse al suo stato di salute e al contesto in cui vive. E per tale ragione deve tenere conto anche di tutte le risorse necessarie per la sua attuazione. In questo, è molto importante il ruolo dei Comuni che, insieme alle strutture sanitarie, hanno il compito di progettare insieme ai disabili gli interventi in chiava integrata e multidisciplinare».

Qualche appunto viene sollevato dal consigliere regionale  e capogruppo del Pd in Commissione sanità Samuele Astuti: « Servono interventi strutturali che siano adeguatamente finanziati e durino nel tempo. Altrimenti questa legge, bella, che vuole realizzare un sogno, cioè permettere alle persone con disabilità di vivere una vita piena, rischia di rimanere sulla carta».

«Nella vita di queste persone non devono esserci solo la cura e l’aspetto sanitario, ma la possibilità di vivere pienamente tutti i momenti della quotidianità. E non riguarda solo coloro che oggi hanno una disabilità: chi non ha una fragilità nella sua vita? Chi non rischia di doverla affrontare prima o dopo, temporaneamente o definitivamente? È un tema che interessa tutti. E poiché una persona con fragilità è come tutte le altre, il sogno di ciascuno ha diritto di essere realizzato. Si chiede alla Regione un cambio culturale, di prospettiva: non sono più le persone che devono entrare nella giungla dei servizi e trovare quello che serve al caso loro, ma sono i servizi che vanno a offrirsi e si adattano a chi ne ha bisogno. È proprio un ribaltamento nella costruzione dei servizi regionali alla persona. La domanda è: la Regione sarà capace di dare le gambe a questa legge? Perché questi sogni si realizzeranno se ci saranno dei cambiamenti veri: le persone con disabilità sono in allerta, temono  che il provvedimento  resti sulla carta, che le risorse restino inadeguate,  fanno presente che la sanità territoriale è ancora lontana, che i servizi diurni mancano».

Per questo il Pd ha chiesto, con un ordine del giorno approvato dall’aula, uno sforzo in più: «Pur sapendo- conclude Astuti- quali difficoltà di bilancio hanno gli enti, dobbiamo rafforzare la norma finanziaria, che è gracile, e farla diventare strutturale. Così come il coinvolgimento del terzo settore e delle associazioni deve essere vero e totale. Serve un cambio di mentalità nel governo di questa Regione, questo non è un punto di arrivo ma un punto di partenza. Le Asst devono saper coinvolgere i Comuni che, con i Piani di zona, potranno sedersi al tavolo della coprogettazione. E ci deve essere l’accompagnamento del Governo nazionale. Se dovesse mancare anche solo uno di questi passaggi, avremmo approvato l’ennesima legge e fra due anni saremmo allo stesso punto».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Novembre 2022
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