Dalle luci alle favole del Cappellaio Magico: a Cavaria con Premezzo rinasce la tradizione di Natale
Nato prima come un'idea per far divertire i bambini del quartiere, ora per Francesco Marcuzzi è diventato un secondo lavoro. Ed è anche un modo per far riscoprire i valori del Natale tradizionale, fuori dall'ottica consumistica
I bambini di Cavaria con Premezzo da quasi tre anni, nel periodo di Natale, dopo scuola si radunano alla casa illuminata dalle luci natalizie, il cui giardino è abitato dagli animali del Polo Nord e gridano: «Cappellaio Magico, Cappellaio Magico, esci fuori».
E ha inizio la magia del Natale in quella casa che sembra appartenere non alla provincia di Varese, ma a un villaggio della Lapponia.
Francesco Marcuzzi, dall’inverno 2020, in paese è conosciuto come il Cappellaio Magico perché trasforma la propria casa in un paradiso per gli amanti del Natale ed è ormai diventato una celebrità: l’idea è nata per caso quando, a Natale 2020, c’erano gli strascichi del lockdown e le limitazioni sugli spostamenti.
«Mia moglie mi ha chiesto di creare qualcosa di carino per i bambini del quartiere – racconta Marcuzzi – la cosa mi è poi sfuggita di mano e ho trasformato il giardino e la casa in un villaggio della Lapponia. Una metà è d’oro e ricorda le case degli Stati Uniti, l’altra metà che comprende il giardino è tutta rivestita di bianco per simulare il ghiaccio. Sempre in giardino c’è una stanza che appartiene a Babbo Natale».
Il recupero di una tradizione di famiglia
Da dove nasce la sua passione per il Natale? «Risale a tantissimi anni fa: io sono friulano e per noi addobbare la casa a Natale è una tradizione importante. Mi sono trasferito a Cavaria per amore e mi è sempre piaciuto decorare casa con gli addobbi natalizi».
Probabilmente fare tutto ciò gli ricorda la propria infanzia e la sua famiglia: «Sono una persona all’antica e che ama le tradizioni – racconta – arrivo da una famiglia normale. I miei genitori erano operai con tre figli in un periodo in cui il Friuli era una terra difficile da vivere; nonostante questo non ci hanno mai fatto mancare nulla ed eravamo sempre coinvolti nella preparazione del Natale. Non era Natale per me se mamma non aveva messo il centrotavola rosso delle feste».
«A distanza di anni e di chilometri è bello riscoprire queste cose e dirsi con orgoglio: mamma e papà mi hanno insegnato bene».
Da subito la casa di Marcuzzi ha attirato le attenzioni dei bambini, grazie al passaparola: i piccoli che vengono a visitare il giardino insieme ai genitori vengono accolti dal Cappellaio Magico e da suo figlio, Daniele Enea, che a 8 anni da quest’anno è l’aiutante ufficiale. «Mio figlio accoglie i bambini ed è orgoglioso di suo papà», continua soddisfatto.
Tutti i visitatori sono intrattenuti con giochi, racconti e storie: inoltre, da quando è stata ideata l’iniziativa, Marcuzzi e sua moglie hanno installato in giardino una cassetta delle lettere dove i bambini imbucano delle letterine che riportano le loro speranze e i desideri. «A dicembre 2020 chiedevano di far scomparire il Covid o di riabbracciare i nonni, era difficilissimo leggere certe lettere scritte da bambini così piccoli. Da lì ho capito che questo era un impegno da onorare».
«Ora in paese mi conoscono tutti come il Cappellaio Magico: quando i bambini vengono a trovarmi gli chiedo se sono stati buoni quest’anno e chiedo loro di scrivere una lettera. Vorrei recuperare la vecchia tradizione del Natale come lo vivevo io da piccolo, ormai mi sembra che sia vissuto solo per i regali da ricevere».
Il rapporto che si è instaurato con i bambini e le loro famiglie è forse la soddisfazione più grande: «Ho un bel rapporto con i bambini e riesco a coinvolgerli nelle storie che invento sul momento. Entrare nel mio giardino è come entrare a teatro o in una favola».
“Ormai è un secondo lavoro”
La casa di Cavaria non ha una tradizione quarantennale come quella di Ispra e non ha nemmeno i numeri delle lucine di Leggiuno (quest’anno Marcuzzi è arrivato a 26-27mila luci), ma è un impegno che lo occupa moltissimo: «Ormai è un secondo lavoro: mi sono fatto mettere tutti i turni al mattino così al pomeriggio posso sistemare il giardino e fare manutenzione delle luci. Dalle 17.30 arrivano i bambini fino a sera inoltrata, mi chiamano dalla recinzione e quando esco inizia la festa».
Un anno hanno collaborato con l’asilo di Premezzo: i bambini hanno donato dei giocattoli vecchi alla Caritas. Mentre quest’anno i piccoli hanno scritto delle lettere che contenessero dei loro sogni e desideri. Forte è la collaborazione con l’amministrazione: «Sono incaricato di accendere le luci ogni anno».
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