Elly Schlein si candida alla segreteria del Partito Democratico
L'annuncio da Roma, durante l'incontro "Parte da noi". Tre le sfide cruciali: disuguaglianze, clima e precarietà. E rivolta al presidente dell'Emilia Romagna e suo diretto sfidante ha detto: "Un abbraccio a Boanccini"
Elly Schlein, vicepresidente della regione Emilia-Romagna, ha annunciato la sua candidatura a segreteria del Partito Democratico dal palco dell’incontro “Parte da noi” in corso a Roma.
«Se lo facciamo insieme io ci sono, non mi tiro indietro, costruiamo insieme questa candidatura per dimostrare che io posso diventare la segretaria del nuovo Pd. Insieme a voi voglio diventare la segretaria del nuovo Pd», ha affermato.
Le primarie si terranno a inizio 2023 e per ora si sono candidati Stefano Bonaccini, presidente di Regione Emilia-Romagna, e Paola De Micheli, ex ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. La vicepresidente Schlein (con deleghe al contrasto alle diseguaglianze e alla transizione ecologica) ha 37 anni, è stata europarlamentare dal 2014 al 2019: è stata la più votata delle regionali 2020 in Emilia-Romagna con la lista “Coraggiosa”. Il “Guardian” l’ha definita “stella nascente della sinistra italiana”, paragonandola ad Alexandria Ocasio-Cortez.
«Siamo qua per far partire un percorso collettivo per un contributo alla ricostruzione di un nuovo Pd di cui abbiamo bisogno. Questo processo costituente è un’occasione. Portiamo le nostre proposte. Non siamo qua per fare una partita da resa dei conti identitaria, ma per fare il nuovo Pd, tenere insieme la comunità e salvaguardare il suo pluralismo, le sue diversità, ma senza rinunciare a una identità chiara, comprensibile e coerente. Non è una sfida da leggere nella divisione fra riformismo e radicalità, c’è un campo comune: come cambiare il modello di sviluppo neoliberista che si è rivelato insostenibile»
«La visione del futuro che parte da noi parte da tre sfide cruciali: diseguaglianze, clima e precarietà. Le destre non ne parlano, è come se vivessero in un altro paese. Il disegno di Calderoli sull’Autonomia differenziata affonda le radici nel progetto leghista di secessione, va rigettato». Un chiaro riferimento a un progetto per spostare più a sinistra l’asse del Partito Democratico, che abbia a cuore la lotta femminista, l’ecologia e il lavoro.
“Una leadership femminista”
«Non tutte le leadership femminili sono femministe, non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuta le altre donne, che non ne difende i diritti. Nella manovra si restringe opzione donna e si differenziano le donne sulla base dei figli», ha poi continuato attaccando la premier Giorgia Meloni.
Ha concluso con un saluto al presidente Bonaccini: «Un abbraccio e un saluto a Bonaccini. Per le Regionali facemmo una bella campagna, trovando una sintesi sulle differenze, componendo le nostre diversità, ma senza far mancare la compattezza quando è stato necessario governare in mezzo alla pandemia».
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